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Occupazione PMI e Partite IVA, crisi fino al 2022

di Anna Fabi

6 Gennaio 2021 10:00

Occupazione in calo nelle PMI e crisi anche nel lavoro autonomo a causa della pandemia Covid: le stime al 2022 dei Consulenti del Lavoro.

Una delle conseguenze della pandemia dal punto di vista occupazionale sarà la perdita del 10% dei posti di lavoro nelle PMI, percentuale che potrà raggiungere anche il 14% tra gli Autonomi. Questo è quanto si evince dal nuovo rapporto di monitoraggio della crisi da Covid-19 della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, che mette in evidenza come probabilmente si potrà uscire dalla crisi solo nel 2022.

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Il documento si basa sull’indagine condotta in base alle risposte di oltre 3mila iscritti all’Ordine, che dall’inizio dell’emergenza stanno fornendo assistenza a molte imprese di piccole e medie dimensioni. Secondo il report, le PMI ritorneranno ai livelli di fatturato pre-crisi entro il 2022 mentre gli organici delle PMI potrebbero ridursi mediamente dell’11,7% (per il 22,2% degli intervistati la riduzione sarà tra il 10% e il 14%).

Le perdite maggiori riguarderanno il settore degli alloggi e della ristorazione, seguito dal commercio e infine dai servizi ricreativi, culturali e sportivi.

Per quanto riguarda il lavoro autonomo – composto da imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti e Partite IVA -, i Consulenti del Lavoro stimano che la riduzione media delle attività in proprio sarà del 14,6%.

Con l’arrivo del nuovo anno e grazie alle prospettive aperte dai vaccini, le imprese avranno come principale obiettivo l’innalzamento dei livelli di produttività e la ricostruzione di un clima di lavoro sereno, così come la riorganizzazione interna dei processi lavorativi.

Accanto a questi problemi e alle previsioni strutturali, ci sono poi da considerare le difficoltà di gestione delle risorse umane causate dalla pandemia e dal ricorso agli strumenti di integrazione salariale – commenta il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.

Le criticità legate anche alle difficoltà di programmazione, alla gestione del lavoro a distanza e allo stress dei lavoratori compromettono il clima e la qualità di lavoro.