Il lockdown della scorsa primavera ha avuto importanti conseguenze sul business delle imprese, impattando sui ricavi e indebolendo la domanda tanto che il 21% delle aziende italiane deve ancora tornare al livello di fatturato pre-pandemia.
Lo si evince da uno studio promosso da Deloitte, che tra agosto e inizio ottobre ha raccolto il punto di vista di circa 1600 CFO in Europa e in Italia, al fine di mettere in evidenza gli impatti del Covid-19 su alle aspettative di ricavi, sui piani occupazionali e sulle aree di investimento prioritarie.
Il settore più colpito è quello del turismo e dei viaggi: solo il 4% a livello europeo si aspetta una piena ripresa entro la fine del 2020, ma l’84% si aspetta di tornare al livello di ricavi pre-crisi non prima della seconda metà del 2021. Anche il ramo dei trasporti e della logistica fatica a riprendersi. Va meglio per alcuni settori come le Life Sciences e il Retail.
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Per quanto riguarda la forza lavoro, il 41% dei CFO europei prevede un calo nei prossimi 12 mesi, mentre focalizzando l’attenzione sull’Italia solo il 22% prevede di assumere nel prossimo anno, mentre il 34% prevede una diminuzione.
Le misure messe in atto dai singoli governi per far fronte ai danni provocati dal lockdown primaverile hanno impedito un massiccio aumento della disoccupazione nei mesi passati”, spiega Riccardo Raffo, CFO Program Leader di Deloitte.
Tuttavia, la questione rilevante per la futura crescita economica è cosa accadrà al mercato del lavoro una volta terminati questi sussidi. La disoccupazione è già aumentata in tutta Europa dalla primavera.
In tema di piani di investimento, tra agosto e inizio ottobre la metà dei CFO in tutta Europa si è mostrato più ottimista sulle prospettive finanziarie della propria azienda, rispetto ai mesi precedenti. La percentuale italiana, tuttavia, è inferiore a quella europea.
Infine, l’indagine ha messo in evidenza come la pandemia abbia rallentato la crescita economica, accelerando però l’ascesa dell’economia digitale: circa il 60% dei CFO a livello europeo afferma di voler investire nel miglioramento dei processi aziendali con l’automazione, mentre il 47% intende aumentare i propri investimenti in software, dati e reti IT.