Il meccanismo della scissione dei pagamenti (c.d. split payment) è stato prorogato fino al 30 giugno 2023, dopo aver incassato il via libera dell’UE (la scadenza era originariamente prevista per giugno 2020).
A fronte di tale proroga, sono stati pubblicati sul sito del Dipartimento delle Finanze gli elenchi aggiornati di tutti i soggetti tenuti all’applicazione dello split payment validi per il 2020 e il 2021. Non sono incluse le Amministrazioni pubbliche, per le quali è possibile fare riferimento all’elenco IPA pubblicato sul sito dell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni.
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Split payment: come funziona
Ricordiamo che lo split payment è il meccanismo che consente alle alle imprese di incassare il solo imponibile della fattura emessa, mentre l’onere del versamento dell’IVA rimane alle PA. Questo significa che per gli acquisti di beni e servizi effettuati dalle PA (per i quali queste non siano debitori d’imposta, ossia per le operazioni non assoggettate al regime di inversione contabile), l’IVA addebitata dal fornitore nelle relative fatture verrà versata dall’Amministrazione Pubblica acquirente direttamente all’Erario.
Viene quindi di fatto scisso il pagamento del corrispettivo dal pagamento della relativa imposta. Tale scissione dei pagamenti, disciplinata dall’articolo 17-ter del DPR 633/72, continuerà ad applicarsi alle operazioni effettuate nei confronti di Pubbliche Amministrazioni e altri enti e società fino al 30 giugno 2023.
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Split payment: elenchi aggiornati
Riportiamo di seguito i link agli elenchi aggiornati delle società, le fondazioni e gli enti nei cui confronti si applica il meccanismo dello split payment pubblicati sul sito internet del Dipartimento delle Finanze.
- Società controllate di fatto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dai Ministeri
- Enti o società controllate dalle Amministrazioni Centrali
- Enti o società controllate dalle Amministrazioni Locali
- Enti o società controllate dagli Enti Nazionali di Previdenza e Assistenza
- Enti, fondazioni o società partecipate per una percentuale complessiva del capitale non inferiore al 70 per cento, dalle Amministrazioni Pubbliche
- Società quotate inserite nell’indice FTSE MIB della Borsa italiana
Sul sito del Dipartimento delle Finanze è anche possibile effettuare la ricerca delle fondazioni, degli enti o delle società presenti negli elenchi tramite codice fiscale.