Il calcolo per chi ha già ricevuto il contributo a fondo perduto previsto dal decreto Rilancio è molto semplice: basta applicare una percentuale (che varia dal 150 al 400%), a quanto già incassato nei mesi scorsi. Per queste imprese (che sono oltre 300mila) sarà tutto automatico, non dovranno presentare alcuna domanda, l’indennizzo previsto dal Decreto Ristori arriverà loro direttamente sul conto corrente con un bonifico da parte dell’Agenzia delle entrate.
Sia il premier, Giuseppe Conte, sia il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, hanno dichiarato che queste somme arriveranno entro metà novembre. Gli esercenti che invece non aveva chiesto i precedenti indennizzi, dovranno presentare domanda e i tempi di erogazione saranno un po’ più lunghi, ma comunque relativamente veloci, in base a quanto spiegato dagli esponenti del Governo.
Fra le novità fondamentali rispetto agli indennizzi dei mesi scorsi, il diritto anche per le imprese che nel 2019 hanno fatturato più di 5 milioni di euro (che prima erano invece escluse). Avranno un indennizzo pari al 10% della perdita di ricavi di aprile 2020 sullo stesso mese 2019. Vediamo esattamente come si calcola il ristoro e come si presenta la domanda in base al nuovo decreto Ristori, approvato dal Consiglio dei ministeri il 27 ottobre per risarcire i commercianti colpiti dalle chiusure o dalle riduzioni di attività previste dal Dpcm anti Covid del 24 ottobre.
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L’indennizzo cambia a seconda della tipologia di attività commerciale, ed è calibrato in base alle restrizioni che sono state previste dai provvedimenti anti Covid: più alto per le discoteche e le sale da ballo, che sono chiuse da agosto, scende per ristoranti e palestre (sostanzialmente, il doppio rispetto a quanto preso con il decreto Rilancio), ed è più basso per i bar (al 150% rispetto alle precedenti misure).
Il requisito fondamentale è la perdita di fatturato ad aprile 2020 sullo stesso mese del 2019. Per avere diritto al ristoro bisogna aver incassato un terzo in meno: il fatturato di aprile 2020 deve essere inferiore ai due terzi rispetto ad aprile 2019. Fanno eccezione le attività aperte dopo il primo gennaio 2019, a cui l’indennizzo spetta anche in assenza di questo requisito.
Ci sono tre fasce di indennizzo previste, rispetto a quanto incassato in base al decreto Rilancio: 400%, 200%, 150%. Il decreto Ristori dettaglia, nell’allegato 1, quale percentuale si applica ai diversi codici Ateco. in tutti i casi, per fare il calcolo bisogna basarsi sulla perdita di fatturato di aprile, e sul totale dei ricavi 2019.
- Imprese con fatturato 2019 fino a 400mila euro: prima calcolano il 20% della perdita di fatturato di aprile 2020. Poi, applicano la percentuale prevista dal decreto ristori per la propria categoria.
- Imprese con fatturato 2019 fra 400mila e 1 milione di euro: prima calcolano il 15% della perdita di fatturato di aprile, poi applicano il coefficiente previsto dal decreto ristori.
- Imprese con fatturato 2019 fra 1 e 5 milioni di euro: prima calcolano il 10% della perdita di fatturato, poi applicano il coefficiente del decreto Ristori.
- Fatturato sopra i 5 milioni di euro: l’indennizzo è sempre pari al 10% della perdita di fatturato di aprile 2020.
I coefficienti previsti dal decreto Ristori sono pari al 400, 200 o 150%. Molto in sintesi:
- discoteche e sale da ballo: 400%,
- attività sportive, culturali, ristorazione, organizzazione convegni: 200%,
- bar, alberghi e ospitalità turistica: 150%.
Esempio di calcolo. Un’attività che nel 2019 ha incassato meno di 300mila euro, ad aprile 2020 era chiusa (quindi non ha fatturato), mentre in aprile 2019 ha incassato 20mila euro. Applica il 20% all’intero fatturato di aprile 2019: risultano 4mila euro, la somma a cui aveva diritto in base al decreto Rilancio. Per calcolare il nuovo indennizzo applica i nuovi coefficienti del decreto Ristori:
- discoteca: indennizzo decreto Ristori pari a 16mila euro (il 400% di 4mila euro),
- ristorante, palestra cinema: indennizzo pari a 8mila euro (il 200% di 4mila euro),
- bar o gelateria: indennizzo pari a 6mila euro (il 150% di 4mila euro).
Il meccanismo è analogo per tutte le altre fasce di ricavi. Sottolineiamo che il calcolo è più semplice per chi ha fatturato più di 5 milioni di euro nel 2019, perché in questo caso il ristoro è sempre pari al 10% della differenza di ricavi fra aprile 2019 e aprile 2020.
Attenzione: ci sono un tetto minimo e uno massimo. L’indennizzo minimo è pari a mille euro per le persone fisiche e a 2mila euro per le imprese. Il massimale è invece di 150mila euro, quindi l’indennizzo non può in ogni caso superare questa cifra. Per gli operatori con codice ATECO 55 (ad esempio, gli alberghi) il tetto di 150mila euro si riferisce alle singole unità produttive.
Sono esclusi dall’indennizzo coloro che aprono partita IVA dopo il 25 ottobre 2020.
Come si presenta la domanda
Come detto, chi ha già incassato il precedente contributo a fondo perduto, non deve fare assolutamente niente. Il nuovo indennizzo viene riconosciuto automaticamente, con versamento da parte dell’Agenzia delle entrate direttamente sul conto corrente. Le operazioni inizieranno nei prossimi giorni, e il Governo ha dichiarato che tutte queste imprese riceveranno il dovuto entro metà novembre.
Chi invece non ha chiesto il contributo previsto dal decreto Rilancio, pur avendone diritto, oppure non era compreso nella platea mentre ora ha diritto all’indennizzo del decreto Ristoro (quest’ultimo è per esempio il caso di chi ha fatturato più di 5 milioni di euro nel 2019), deve presentare la domanda.
La procedura è la stessa già prevista per il decreto Rilancio. Si presenta domanda all’Agenzia delle entrate, esclusivamente in via telematica, utilizzando i modelli approvati lo scorso 10 giugno 2020. Non sono previsti ulteriori passaggi attuativi per far partire le domande, che quindi probabilmente potranno essere presentate già nei prossimi giorni (dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Ristori). Nel provvedimento non ci sono (almeno in base alle bozze circolate fino ad ora) i termini di presentazione della domanda, che saranno in ogni caso comunicati dall’Agenzia delle Entrate.