Lo smart working esteso ai dipendenti della Pubblica Amministrazione può rappresentare un freno per l’accesso delle PMI ai servizi pubblici.
Secondo un sondaggio promosso da Confartigianato, condotto su oltre 3mila imprenditori associati, il 69% delle micro e piccole imprese segnala notevoli difficoltà per sfruttare i servizi di pubblica utilità loro riservati, anche nel periodo successivo al lockdown.
La causa delle criticità deve essere ricercata nella gestione del lavoro agile nella PA, che dovrebbe ristrutturarsi e riorganizzarsi in modo tale da consentire ai dipendenti pubblici di svolgere i propri compiti in modo efficiente.
=> Smart Working: modelli virtuosi e replicabili
Questo il pensiero del Presidente Giorgio Merletti, il quale sottolinea: non è tollerabile che, oltre alle difficoltà della crisi, gli imprenditori debbano subire anche questi problemi di accesso ai servizi pubblici.
Lo smart working della PA finisce per diventare lavoro da casa, comodo per chi lo fa ma con effetti negativi per imprenditori e cittadini utenti. C’è tanto da migliorare sul fronte della digitalizzazione.
Sempre secondo Merletti, durante i mesi caratterizzati dall’emergenza Covid la gestione dei flussi di big data da parte della PA avrebbe permesso di rendere più efficaci e rapidi gli interventi nei confronti del mondo imprenditoriale. Ma così non è stato – prosegue Merletti -. Lo testimonia quanto avvenuto nell’erogazione dei contributi alle imprese:
la PA, pur possedendo i dati degli imprenditori obbligati dal 2019 alla fatturazione elettronica, non li ha utilizzati imponendo agli imprenditori lunghe trafile burocratiche per dimostrare requisiti di ricavi e fatturati che la PA già conosceva.