Il 2019 è stato l’anno record per l’occupazione nel settore del turismo, tuttavia lo stesso comparto ha subito pesantissime ripercussioni a causa della pandemia tanto che oggi sono a rischio 1,3 milioni di posti di lavoro. Una brusca inversione di rotta che ha portato, solo ad agosto, all’autorizzazione di 44 milioni di ore di cassa integrazione, corrispondenti a 254mila mensilità a tempo pieno, nelle attività alberghiere e di ristorazione.
=> Fondo Nazionale del Turismo per la ripartenza del settore
Da gennaio a maggio 2020, inoltre, le assunzioni nei settori turismo e terme si sono ridotte dell’80% per i contratti di lavoro stagionale e del 60% per quelli a tempo determinato. Le stime del Governo per fine anno non sono rosee, tanto che si stima un calo complessivo delle assunzioni pari al 70%.
Il XII rapporto “Osservatorio sul mercato del lavoro nel turismo” redatto da Federalberghi e FIPE per conto dell’Ente Bilaterale Nazionale Turismo, fa luce sulle enormi ricadute sul turismo causate dall’emergenza Covid.
Nel 2019 gli occupati dipendenti nel settore turistico erano aumentati rispetto all’anno precedente, arrivando a quota 1.300.512 con una prevalenza di donne e giovani.
Dal punto di vista territoriale, la Lombardia vanta più lavoratori dipendenti nel turismo con 234.795 unità, seguita da Emilia-Romagna con 132.770 lavoratori, Lazio con 128.834, Veneto con 128.400 lavoratori e Toscana con 95.833. Tra le province con più occupati nel settore, invece, si annoverano Milano, Roma, Napoli e Venezia.
I dati del rapporto mettono in evidenza una filiera fino a pochi mesi fa davvero florida, oggi messa a durissima prova dalla crisi generata dal Coronavirus, gettando nell’incertezza il futuro di oltre un milione di lavoratori.