Germania, Stati Uniti, Svizzera, Cina, Russia, Giappone, Repubblica Ceca, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Marocco, Vietnam, il comparto farmaceutico negli Stati Uniti e in Cina, le energie rinnovabili in Marocco e Colombia, l’agribusiness e la trasformazione alimentare in Perù e India, la sanità in Russia e Arabia Saudita, le infrastrutture in Messico e negli Emirati Arabi Uniti, le utility energetiche in Sudafrica: sono soltanto alcuni esempi di opportunità individuate nel Rapporto Export 2020 da SACE per le imprese italiane che vogliono mettere a punto strategie di internazionalizzazione diversificate ed efficaci nel tempo.
La considerazione di base è la seguente: le esportazioni segneranno una forte contrazione determinata dalla pandemia Covid. Ma lo scenario base previsto dal report vede, nell’ipotesi (ritenuta la più realistica) di contenimento dell’epidemia Coronavirus entro la fine di quest’anno, una ripresa totale nel 2021 delle quote di export perse quest’anno.
Nel frattempo, il report presenta i dati definitivi 2019 che, pur continuando a registrare segno positivo, aveva già visto una flessione determinata da tensioni geopolitiche (ad esempio, la Brexit) e spinte protezionistiche (Usa). Nel dettaglio, l’export di beni ha segnato un +2,3%, perdendo oltre un punto rispetto al 3,6% del 2018. Migliore la dinamica degli scambi extra-Ue (+3,95), più debole quella interna all’Europa, +0,8%.
Per quanto riguarda l’analisi dell’impatto del Coronavirus intervenuto nel 2020, viene presentato uno scenario di forte calo (a due cifre), con recupero già nel 2021.
I dati del primo semestre 2020 vedono un crollo del 15,3% per l’export di beni, per i servizi c’è il consuntivo del primo trimestre con un calo del 29,5%. Come detto, i dati 2020 incamerano un evento eccezionale, l pandemia Coronavirus appunto, e di conseguenza sono da leggere nel loro corretto contesto. In ogni caso, la ripresa, attesa come detto dal 2021, resta differenziata nei diversi settori e nei diversi mercati. Le maggiori spinte al ribasso riguardano i beni intermedi, soprattutto i metalli (ma anche, in misura minore, gomma e plastica), criticità per i beni di consumo, soprattutto sulla moda, e per i beni d investimento (automotive e mezzi di trasporto, meccanica strumentali, apparecchi elettrici). Meno colpite l‘agricoltura e gli alimentari.
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Per tutte le categorie di merci e servizi emerge l’importanza dei canali digitali e dell’e-commerce. Altri elementi chiave, soprattutto in ottica B2b: canali commerciali, logistici e di marketing, sistemi di pagamento, aspetti legali e organizzativi.
Il report misura l’opportunità rappresentata dai diversi paesi, e il rischio geopolitico. Sono individuate 20 destinazioni prioritarie, con una crescita annua prevista del 5% a partire dal 2021. Di fatto, sono le stesse del 2019: Stati Uniti, Cina, Turchia, Russia, Repubblica Ceca. Emirati Arabi Uniti, India, Brasile, Messico, Arabia Saudita, Marocco, Sudafrica, Qatar, Indonesia, Vietnam, Filippine, Colombia, Perù, Senegal, Kenya. In tabella i dati precisi sui livelli di recupero:
Ampio spazio dedicato ai mercati per la ripartenza, con un’analisi anche sulle opportunità settoriali.
Qualche esempio: farmaceutico in Cina e negli Usa, alimentari e bevande negli Usa e in Giappone, apparecchiature mediche in Germania, energie rinnovabili in Nord Europa, Thailandia, Colombia, Sudafrica, Marocco apparecchi elettrici in Polonia, sanità in Russia, Cina e in Arabia Saudita, meccanica in Ucraina, Uzbekistan, Kenya, infrastrutture in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Messico, Senegal, Ghana, oil and gas negli Emirati Arabi e in Qatar, food processing in India, life science in Brasile, trasformazione alimentare in Cile, agribusiness in Perù e in Angola.