Il settore artigiano ha perso quasi 80mila imprese tra il 2015 e il 2020, raggiungendo quota 1,3 milioni. Questo lasso di tempo si caratterizza per una serie di cambiamenti legati non solo al numero delle attività, ma anche alle tipologie di impresa che fungono da traino per l’intero comparto. Se ad aumentare numericamente sono state le imprese di pulizia, i tatuatori, i giardinieri, i parrucchieri e le estetiste, a diminuire sono state le imprese che offrono servizi di costruzioni e di ristrutturazione, ma anche gli elettricisti, i falegnami e i meccanici.
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Sono dati emersi dal report diffuso da Unioncamere e InfoCamere, che mette in evidenza come a raggiungere numeri consistenti sia proprio il comparto degli “altri servizi alla persona”, cui fanno parte anche gli organizzatori di feste e cerimonie e le imprese di cura degli animali (tolettatori, addestratori, dog sitting).
È sempre il report a sottolineare come protagonisti di queste attività siano sempre più spesso i giovani: oltre 1800 delle nuove imprese artigiane settore si devono agli under 35.
Se è però vero che a perdere terreno sono finora state le imprese legate al settore edilizia e costruzioni di edifici residenziali e non residenziali – cui fanno capo piastrellisti ed imbianchini, muratori specializzati nella finitura degli edifici – è altresì vero che il nuovo Ecobonus 110% dovrebbe sovvertire queste cifre trainando fortemente questi settori da qui a fine 2021.