La premessa è d’obbligo: le proposte sono da leggere nell’ambito del dibattito politico fra le parti sociali in vista di una riforma pensioni, che è ancora tutta da scrivere.
Detto questo, sul tavolo del Governo ci sarebbe anche una ipotesi di pensione anticipata a 62 anni senza i 38 di contributi previsti dalla Quota 100 ma con penalizzazione sull’assegno.
Per avere conferme è bene attendere i prossimi vertici. Nel mese di settembre riprende infatti in confronto tra Ministero e Sindacati sulla riforma pensioni (e non solo).
Sono previsti due incontri: l’8 settembre sugli interventi da inserire nella Legge di Bilancio 2021; il 16 settembre sulla riforma vera e propria, che dovrà rendere più equo e flessibile il sistema previdenziale.
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In questo contesto si inserisce la nuova ipotesi che, secondo le anticipazioni del Messaggero, è allo studio dei tecnici del ministero del Lavoro. Un’uscita anticipata a 62 anni. Non è ancora chiaro quale sarà la contribuzione minima richiesta (ma, par di capire, il requisito sarà più basso rispetto ai 38 anni della quota 100). Il taglio dell’assegno previdenziale, invece, dipenderebbe dagli anni di anticipo rispetto all’età per la pensione di vecchiaia: intorno al 3% per ogni anno, che porterebbe il taglio massimo al 15% rispetto all’assegno pieno che si matura a 67 anni.
Resta sul tavolo anche la proposta di cui si è fino ad oggi parlato dei 41 anni di contributi: una nuova forma di pensione anticipata basata però sul requisito contributivo, abbassandolo rispetto a quello fin qui previsto per la pensione anticipata.
Il dibattito relativo alla riforma pensioni che parte con le ipotesi sopra descritte si aprirà, comunque, con l’incontro del 16 settembre. Più imminente il vertice sulle misure da inserire in manovra, ad esempio le proroghe agli strumenti oggi esistenti in scadenza, come l’APE sociale e l’Opzione Donna. La Quota 100, invece, prosegue fino al 2021.