Dalle prime anticipazioni sull’ultimo “Rapporto annuale sull’adozione delle Ict in Italia da parte delle imprese e delle pubbliche amministrazioni”, effettuato dall’Osservatorio Permanente della School of Management del Politecnico di Milano, emerge un dato allarmante: in Italia solo il 16% delle Pmi fa uso di tecnologie innovative e all’avanguardia.
Nel 29% dei casi si continuano ad utilizzate “infrastrutture embrionali” e più della metà (55%) delle Pmi italiane si trova invece in una fase di transizione, adottando quindi sistemi aggiornati ma ancora poco cerenti o incompleti.
Nella ricerca viene stilata una particolare classifica delle Pmi italiane, a seconda delle strategie ICT adottate. In testa si collocano le imprese cosiddette “lungimiranti” (12%), le quali possiedono una Direzione IT e investono molto in tecnologia.
Segue il 21% delle imprese che vengono definite “impostate” perchè hanno ottima maturità applicativa, ma necessitano di interventi di razionalizzazione o di sviluppo adeguato del portafoglio applicativo.
Fanalino di cosa sarebbero le “immature” (il 42%), dove i supporti informatici sono utilizzati solo per attività essenziali, non figura alcun responsabile IT e il budget IT risulta alquanto esiguo.
Tra le Regioni spicca il Veneto: qui le imprese fino a 500 addetti hanno investito ben 1.100 mln di euro in ICT nel 2008. Il Nord-Est risulta essere, in generale, l’area più avanzata con una spesa in tecnologie pari a 950 euro per addetto, nettamente al di sopra della media italiana di 800 euro, ma al di sotto della media europea, in cui la spesa risulta almeno doppia.
Le anticipazioni sono state diffuse da Pierantonio Macola, amministratore delegato di Smau, che ha annunciato al presentazione dei dati integrali del rapporto il prossimo 15 ottobre in occasione dell’edizione 2008 del consueto Salone delle tecnologie.