Un nuovo strumento per l’accesso al credito delle PMI, che consente di finanziare il capitale circolante nell’ottica del credito di filiera attraverso una piattaforma di reverse factoring: è stata lanciata da Officine CST, società specializzata nella gestione di crediti performing e non performing verso la Pubblica Amministrazione ed il mercato retail e corporate, che inizialmente l’ha pensata per gestire i fornitori della Pedemontana Veneta, è ora ha reso lo strumento disponibile per tutte le PMI italiane.
Si tratta, sostanzialmente, di una cessione pro soluto del credito che, spiega Paolo Gesa, direttore commerciale di Officine CST, «consente di ottenere cassa senza incrementare l’indebitamento».
Un aspetto importante in considerazione del fatto che «il periodo di lockdown e la crisi conseguente avranno come effetto un peggioramento dei parametri di bilancio di almeno l’80% delle imprese. La riduzione del fatturato e del cash flow accompagnata ad un incremento dell’indebitamento, manderanno in tilt i modelli di credit scoring. Il governo ha messo in campo ingenti garanzie per facilitare l’accesso al credito delle PMI, ma questi debiti dovranno essere rimborsati».
La piattaforma, sviluppata internamente e digitale, consente al fornitore di caricare in automatico le fatture che, una volta validate dal capo filiera, vengono acquistate pro soluto da un veicolo per la cartolarizzazione (SPV).
Gesa illustra i vantaggi: «l’istruttoria è efficiente ed automatizzata comprimendo i tempi di erogazione in pochi giorni», i «parametri di rischio sono semplificati, è importante che l’azienda sia gestionalmente in ordine, ma non sono previsti rating minimi di accesso»: infine, come precedentemente sottolineato, «la cessione tramite SPV non costituisce una linea di credito come quelle delle banche o delle società di factoring e non viene segnalata nella centrale rischi di banca d’Italia». Quindi, non impatta negativamente sul rating.
La soluzione viene proposta direttamente da Officine CST o tramite alcune partnership bancarie.
«E’ stata subito apprezzata dai capi filiera (cioè aziende di media/grande dimensione, dai 50 mln di fatturato in su e con alto merito creditizio) perché migliora l’accesso al credito dei propri fornitori, consentendogli di continuare a lavorare come sempre, senza “intoppi” per la carenza di liquidità e senza appesantire la posizione finanziaria del capo filiera, che per ottenere lo stesso risultato dovrebbe anticipare integralmente i propri termini di pagamento».
Le banche «sono interessate a questa soluzione perché tramite la sottoscrizione delle note della SPV riescono ad ottenere un markup sulla liquidità, ottimizzando nel contempo il capitale investito. Addirittura in molti casi sono gli stessi capi filiera – conclude Gesa – che ci chiedono di investire parzialmente nelle note: praticamente riacquistano il loro rischio di credito – che conoscono meglio di tutti –, ottenendo un rendimento significativo sulla propria liquidità, e inoltre gestiscono la leva del prezzo dell’acquisto delle fatture dai propri fornitori».