Tratto dallo speciale:

Lenovo, nuove tecnologie per il lavoro in smart working

di Barbara Weisz

Pubblicato 16 Luglio 2020
Aggiornato 22 Luglio 2020 16:49

logo PMI+ logo PMI+
Dipendenti più produttivi in smart working ma emerge l'esigenza di tecnologie adeguate: intervista a Emanuele Baldi, Ad Lenovo Italia.

New normal, per i lavoratori, spesso vuol dire smart working. Una modalità di lavoro che i dipendenti tendenzialmente apprezzano, pur evidenziando una serie di fattori critici. Per esempio nuove problematiche legate al rapporto lavoro-vita privata. In Italia, il 46% dei lavoratori «afferma che la tecnologia li rende più produttivi ed efficienti, mentre, parlando degli svantaggi, il 6% afferma che li rende meno produttivi» spiega a PMI.it Emanuele Baldi, amministratore delegato e General Manager di Lenovo per l’Italia, intervistato a margine della presentazione dell’indagine condotta, a livello globale, sull’impatto della veloce introduzione dello smart working determinata dall’emergenza Covid 19.

«Le indicazioni degli italiani sono in linea con la media del campione sondato«, sottolinea Baldi, in relazione al rapporto fra smart working e produttività.

E’ pari al 63%, a livello globale, la percentuale di lavoratori che si sentono più produttivi lavorando da casa rispetto a quando erano in ufficio. In Italia «alla domanda specifica sull’impatto della tecnologia sulla produttività, il 51% afferma di essere più produttivo, il 43% non nota differenza e il 5% afferma di essere meno produttivo. Parlando dei minuti risparmiati grazie al lavoro da remoto, il 28% degli italiani dichiara un risparmio fra 31 e 60 minuti al giorno e il 24% dichiara un risparmio fra 61 e 120 minuti».

Lo smart working sembra una modalità di lavoro che di fatto continuerà a essere applicata anche dopo la pandemia. Il 52% degli intervistati a livello globale ritiene che continuerà a lavorare da casa più di quanto facesse prima del COVID-19.

Non mancano, però, le difficoltà. Nel mondo, il 71% lamenta l’emergere di nuove problematiche o il peggioramento di alcune condizioni, tra cui mal di testa, dolori alla schiena oppure al collo, difficoltà a dormire e molto altro. Altri punti critici: diminuiscono i contatti personali con i colleghi, si avverte un’incapacità di separare la vita lavorativa dalla vita domestica e diventa difficile concentrarsi durante le ore di lavoro a causa delle distrazioni che li circondano in casa. Anche qui, l’Italia non fa eccezione: «il 33% ritiene che il lavoro da remoto renda più vulnerabili a hacking e violazioni di dati, il 22% india che rende difficile trovare equilibrio fra tempo libero e lavoro, e il 17% afferma che il lavoro da remoto comporti troppe distrazioni.

=> Lockdown, PMI e accelerazione della Digital Transformation

Tutto questo ponte nuove sfide alle imprese, chiamate a ripensare non solo orari e spazi ma anche strumenti di lavoro adeguati alle nuove modalità, e alle aziende IT che forniscono le tecnologie. In che modo si possono ripensare gli strumenti informatici per il lavoro da casa?

Abbiamo visto che «gli intervistati fanno sempre più affidamento sulla tecnologia e si sentono più produttivi, ma si preoccupano per la sicurezza dei loro dati e si aspettano che le aziende investano in formazione tecnologica» rileva Baldi. «Stiamo utilizzando questi risultati per migliorare lo sviluppo delle nostre tecnologie smart e offrire ancora più strumenti utili a chi lavora e lavorerà da remoto.

Ci sono tre aree principali sulle quali intervenire. La prima è la dotazione hardware, quindi avere PC che consentano di lavorare con la giusta autonomia e leggerezza in continuità, e che abbiano una serie di caratteristiche che sono spesso sottovalutate ma che quando ci si trova a lavorare da remoto diventano fondamentali». Per esempio, in relazione alle nuove difficoltà nel worklife balance e ai problemi di concentrazione sono utili «l’adozione di dispositivi di videoconferenza di alta qualità quali cuffie con cancellazione del rumore, microfoni direzionali ad ampio raggio e webcam per i PC, tablet o telefoni di lavoro possono aiutare, assieme a monitor, magari anche più di uno, di dimensioni e risoluzione adeguate e a PC sufficientemente potenti da consentire l’accesso alle reti aziendali. Questo comporta l’utilizzo di hardware potente, robusto e soprattutto aggiornato».

La seconda cosa è il software: «da un lato devo disporre di programmi che mi permettano di comunicare con gli altri in remoto, dall’altro parte il software di infrastruttura dell’azienda stessa deve permettermi, quando sono in remoto, di fare le stesse cose di quando sono in sede e di accedere ai dati in maniera sicura. L’aspetto della sicurezza è infatti fondamentale e richiede soluzioni avanzate che dovranno essere sempre più integrate, a livello nativo, nell’hardware, nel software e nei servizi dei dipendenti (incluse quelle per implementarle e configurarle, oltre alla manutenzione) e ciò è particolarmente importante nel contesto delle pratiche odierne di lavoro da remoto». La multinazionale IT propone in questo senso alcune soluzioni, come «Lenovo ThinkShield, inserite nativamente già in fase di progettazione nei nostri dispositivi, che aiutano a salvaguardare i dati aziendali, la privacy e l’identità delle persone.

Importante, infine, è disporre di una rete adeguata, e in questo senso la diffusione del 5G sarà un notevole passo avanti, grazie alla connessione più stabile e sicura che offre, dando alle persone la possibilità di spostarsi, non solo all’interno del proprio ambiente lavorativo, ma anche da un luogo all’altro in sicurezza e con la certezza di potere accedere a qualsiasi contenuto e flusso di lavoro, non importa quanto spazio di memoria occupi».

Gli smart worker si sono già mossi autonomamente per far fronte alle nuove esigenze tecnologiche. In Italia, i lavoratori hanno speso personalmente in media circa 305 euro per aggiornare o migliorare la tecnologia necessaria per lavorare da casa, circa 62 euro in più rispetto alla media mondiale di 238 euro. A titolo di confronto, tra i dieci Paesi analizzati, solo in Germania (336 euro) e Stati Uniti (307 euro) si è speso in media di più. In base all’indagine, secondo gli intervistati, le tecnologie per i lavoro ai tempi dello smart working devono privilegiare i seguenti aspetti:

  • aiutare a mantenere un migliore equilibrio tra vita professionale e vita privata,
  • semplificare la collaborazione con colleghi di altre aziende e organizzazioni esterne,
  • aiutare con il multi-tasking e ad alternarsi più frequentemente tra progetti diversi,
  • automatizzare alcune delle loro attività quotidiane.