Il Coronavirus continua a rappresentare una spada di Damocle in Italia, soprattutto in ambito lavorativo. È proprio negli ambienti di lavoro, infatti, che il rischio di contagio aumenta a causa del tempo che si trascorre e del numero di persone a stretto contatto.
L’esposizione al contagio, tuttavia, è diversa a seconda dell’attività professionale svolta.
Secondo quanto emerge dal nuovo report redatto dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sono soprattutto le donne, i professionisti a elevata istruzione e i giovani le categorie maggiormente esposti a rischio contagio da malattie infettive respiratorie, come il Coronavirus.
L’indagine “Lavorare ai tempi del Covid-19: il rischio contagio tra gli occupati italiani”, infatti, tiene conto di cinque fattori di rischio:
- frequenza dei contatti con altre persone;
- interazione con pubblico;
- lavoro al chiuso;
- vicinanza fisica ad altre persone;
- frequenza esposizione a malattie e infezioni.
Per quanto riguarda la classifica delle professioni più a rischio, il report colloca ovviamente in cima quelle legate alla salute: medici (308 mila), infermieri, radiologi, esperti di diagnostica (736 mila) e professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, come massaggiatori sportivi, operatori sociosanitari, assistenti di studi medici (258 mila).
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Seguono gli specialisti delle scienze della vita come farmacisti, biologi, veterinari (150 mila) e professori della scuola primaria (485 mila).
Abbastanza esposti sono gli operatori della cura estetica (277 mila), i tecnici dei servizi sociali (88 mila), le figure addette ai servizi personali e assimilati come baby-sitter, badanti, addetti alla sorveglianza bambini o assistenza personale (492 mila) e assistenti di viaggio (19 mila).
Lo studio menziona poi gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione, professori di scuola secondaria e post-secondaria, addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela, specialisti dell’educazione e della formazione, il personale addetto agli sportelli e ai movimenti di denaro.
Dal punto di vista territoriale, infine, lo studio evidenzia come sebbene il contagio abbia interessato maggiormente il Nord Italia, il Sud vede il potenziale di diffusione tra i proprio data la concentrazione delle professioni più a rischio: il 31,3% degli occupati è a rischio, contro il 28,5% del Centro e il 26,5% del Settentrione.