Secondo un’indagine condotta dall’Ufficio studi FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) su un campione di 520 piccole e medie imprese del settore, ai nastri di ripartenza il 18 maggio mancano circa il 30% tra bar e ristoranti. Significa che solo 7 su 10 sono pronti ad alzare le saracinesche offrendo i consueti servizi al pubblico ma nel rispetto dei nuovi protocolli anti-Covid.
Per il 70% dei bar e dei ristoranti (196mila attività) si stima dunque una riapertura (quasi) a regime dal 18 maggio. Sul campione intervistato, il 95% dei titolari ha acquistato le mascherine per il personale, organizzato i turni, provveduto a mettere “logisticamente” in regola i locali e proceduto con la sanificazione (94%). Ma in generale in pochi si sono dotati di barriere in plexiglass: il 56% degli intervistati ne esclude il ricorso, il 37% ipotizza un impiego alla cassa ed appena il 5% pensa di usarli come divisori tra i tavoli.
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Buona volontà da un lato ma preoccupazioni dall’altro: gli imprenditori intervistati prevedono un calo di fatturato del 55% a fine anno. Uno scenario che comporta una rimodulazione del personale impiegato, al netto del divieto di licenziamenti imposto dai decreti del Governo. A rischio ci sarebbe addirittura il 40% dei posti di lavoro dei dipendenti impiegati, pari a circa 377mila unità.