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Decreto Rilancio, misure per le imprese

di Anna Fabi

Pubblicato 11 Maggio 2020
Aggiornato 3 Giugno 2020 09:30

Contributi a fondo perduto per Partite IVA e PMI in base alla perdita di ricavi, esonero IRAP, sovvenzioni statali per gli stipendi, sgravio affitti, bollette e lavori per la sicurezza: verso il Decreto Rilancio.

La misura fondamentale per Professionisti e PMI è rappresentata dai contributi a fondo perduto per chi fattura fino a 5 milioni di euro l’anno, con bonifico diretto da parte dell’Agenzia delle Entrate, fino ad un importo massimo stimato circa 60mila euro.

Nel Decreto Rilancio (così è stato ribattezzato il provvedimento atteso in Aprile e slittato a Maggio) anche nuovi incentivi fiscali, a partire dall’esonero IRAP: le imprese non pagheranno saldo e acconto dell’imposta regionale sulle attività produttive di giugno. Non si tratta di una proroga (che invece scatterà per altre imposte, come l’IVA), ma di un vero e proprio sconto.  Novità di rilievo anche sul lavoro: sovvenzioni anti-licenziamento, che consentiranno di pagare lo stipendio ai dipendenti e ai collaboratori. E possibile riduzione di orario, a parità di stipendio, con la differenza pagata dallo Stato e la destinazione delle ore in più a formazione (magari in chiave digitale). Infine, un ampio pacchetto di crediti d’imposta, come quello sugli affitti.

Vediamo velocemente tutte le principali misure per le imprese attese nel decreto Rilancio per fronteggiare l’emergenza economica determinata dal Coronavirus.

Liquidità

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: ha annunciato «ristori a fondo perduto per tutte le imprese fino a 5 milioni di fatturato: si arriverà fino a 62mila euro possibili», con bonifico diretto. Helicopter money quindi, ovvero flusso di liquidità alle imprese per ripartire dopo lo stop e le perdite di fatturato dovute al Coronavirus. Requisito: aver subito una perdita di almeno 2/3 di fatturato in Aprile 2020 rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. I beneficiari non saranno solo le imprese, ma anche autonomi e Partite IVA.

L’importo della sovvenzione è parametrato al calo annuo di fatturato e si articola in tre scaglioni: 25% della differenza se fattura fino a 100mila euro, 20% fra 100 e 400mila euro, 15% fino a 5 milioni di euro. Esempio: impresa con fatturato 2019 di 1 milione di euro (ricade nella terza fascia fra quelle sopra esposte). Differenza fra ricavi aprile 2020 e aprile 2019 pari a 50mila euro: riceverà un contributo a fondo perduto di 7mila 500 euro.

Attenzione: si tratta di anticipazioni, in base alle bozze che girano in questi giorni. Il dibattito all’interno della maggioranza è comunque molto acceso, e fino a quando non ci sarà il testo del decreto approvato dal consiglio di ministri non si possono avere certezze.

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Per le imprese che fatturano più di 5 milioni di euro, si prevedono strumenti a sostegno della ricapitalizzazione, attraverso benefici fiscali e non solo: si parla di ingresso nel capitale, o comunque di sostegno nell’emissione di strumenti finanziari.

Tasse

Gualtieri ha annunciato che le imprese non pagheranno acconto e saldo IRAP di giugno. In arrivo anche proroghe al 16 settembre per una lunga serie di adempimenti fiscali, fra cui IVA, ritenute d’acconto, contributi. Proroghe anche per accertamenti fiscali, pagamento cartelle esattoriali, rateazioni in corso.

Affitti e bollette

Previsto un credito d’imposta sull’affitto di aprile, maggio e giugno per tutte le imprese, calibrato in base al fatturato. E sconti sulle bollette (sempre per lo stesso trimestre), che azzerino i costi fissi, per evitare soprattutto di far pagare l’energia a imprese che hanno chiuso l’attività. Nuovo credito d’imposta sui gli interventi effettuati per la sicurezza sul lavoro (adeguamento in base ai protocolli anti-COVID).

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Stipendi

Ci sono due novità fondamentali. Una forma di ristoro pubblico (sovvenzione diretta) per evitare i licenziamenti, che prevede il pagamento per tutto il 2020 dello stipendio dei dipendenti o del compenso dei collaboratori (si applica anche al lavoro autonomo), che altrimenti sarebbero stati licenziati. E una riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, destinando le ore in più a corsi di formazione. Ci vuole uno specifico accordo impresa – sindacati, sarebbe lo Stato a pagare la differenza di orario, magari utilizzando risorse europee (per esempio, il programma Sure previsto dalla Commissione Ue).