La crisi causata dal Covid-19 potrebbe portare a una perdita di fatturato pari a circa 800 milioni di euro per gli studi professionali e le società di ingegneria e architettura, portando a una flessione dell’11% rispetto al 2019.
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Secondo il report diffuso dal Centro Studi CNI relativo al comparto delle costruzioni, la riduzione del 9% degli investimenti nel settore potrebbe condurre a un calo del fatturato – considerando il totale dei servizi di ingegneria – dai 9,65 miliardi di euro del 2019 ad 8,48 miliardi.
A fare le spese della crisi sono soprattutto i liberi professionisti operanti in studi di dimensioni contenute, che possono contare su livelli reddituali piuttosto contenuti specialmente se l’attività non è associata a un lavoro dipendente. Inarcassa stima un reddito medio dei propri iscritti pari a 27.897 euro, che per gli ingegneri raggiunge 34.128 euro.
Nel mese di aprile 2020 quasi 83.000 iscritti hanno fatto richiesta dell’indennità di 600 euro erogati dallo Stato secondo quanto disposto dall’art. 44 del cosiddetto Decreto “Cura Italia”.
Dunque, risulta fondamentale non interrompere il ciclo di ripresa degli investimenti in opere pubbliche già avviato negli ultimi tre anni. Altrettanto importante è promuovere la semplificazione dei procedimenti per l’assegnazione di incarichi professionali da parte delle PA, garantendo il flusso degli affidamenti. La ricetta per uscire dalla crisi si dovrebbe completare anche con una serie di misure di natura fiscale, che dovranno aggiungersi ai provvedimenti intrapresi dal Governo e dalle Casse a favore dei liberi professionisti.