Con l’aggravarsi della crisi sanitaria, sociale ed economica legata al virus SARS-CoV-2 si moltiplicano le strategie di approccio al fenomeno, con l’obiettivo comune di tracciare efficaci linee d’intervento e di stimolare il rinnovamento di modelli governativi e di business. Siamo tornati a parlarne con Giovanni Bonini, consulente e Temporary Manager.
Si parte con una doppia premessa.
Quanto successo prima o poi si sarebbe verificato: non siamo vittime della sfortuna ma persone distratte da altre priorità (come capita alle imprese che non sanno gestire certi rischi perché non li hanno mai presi in considerazione). Ad ogni modo, il contagio alla fine si arresterà e l’economia, seppur con grande fatica, ripartirà: ricordiamoci il boom del dopoguerra.
Poi l’analisi del momento storico. Siamo in pieno Game Changer: questa crisi ci può aiutare a riscrivere molte regole. Sbagliando s’impara e di errori ne abbiamo già commessi abbastanza.
Da qui una serie di valutazione su ciò che può essere migliorato.
Nel business prima di tutto. Gli attuali modelli di business non sono più sostenibili: andranno rivisti in ottica smart. La Supply Chain deve essere diversificata, magari accorciata valorizzando i fornitori locali. Ciò che è strategico per il Paese, laddove possibile, dovrebbe essere prodotto in Italia.
Poi nella formazione. Le università devono essere ben più selettive così da evitare il numero chiuso (forse adesso avremmo più medici per fronteggiare l’emergenza). Occorre rivedere i criteri di accesso ai concorsi pubblici per valorizzare la meritocrazia ma senza tabù (a volte, l’esperienza pregressa in una PA non è un limite ma un plus).
E dunque nell’eccellenza. Basta con il Body Rental e i tagli sistematici nei reparti HR: non è così che si riportano le competenze al centro. Valorizziamo le aziende che possono far crescere il Paese investendo sulle persone e scoraggiamo chi mostra incapacità e inefficienza (e magari riportiamoci a casa i cervelli in fuga).
Da qui la ripresa. La crescita non si ottiene per legge ma se ne possono creare le condizioni semplificando (non necessariamente digitalizzando) e riducendo la burocrazia: poche regole certe per tutti. Dobbiamo attrarre capitali e investitori stranieri, ai quali non piace l’incertezza. Quando riusciremo a intravedere la fine del tunnel, proviamo ad aiutare lo Stato comprandone i titoli: se qualcun altro controlla il nostro debito pubblico controllerà anche le nostre politiche. COVID-19 potrebbe aiutarci ad affrontare anche, per meglio definire, il capitolo Europa: rinnoviamolo per non sprecarne le potenzialità.
Un’ultima considerazione. Il nostro è un Paese in cui non si pianifica abbastanza: i risultati li abbiamo sotto gli occhi. Dobbiamo cambiare mentalità: oltre al Project Management serve il Change Management.
Per molti di questi buoni propositi non serve aspettare. Di tempo ne abbiamo perso abbastanza: è ora di cambiare e ripartire sul serio.