Ci stiamo trovando a dover lasciare a casa diversi dipendenti, tutti con situazioni ferie/ROL differenti. Chi ha un monte ore importante, chi quasi a zero. Abbiamo aperto procedura di cassa integrazione, ma stiamo facendo scegliere ai dipendenti se andare da subito in cassa o in ferie.
Il personale che ha poche ferie lo stiamo mandando in cig per non far erodere quelle poche accumulate.
Mi domando però: non è più conveniente per il dipendente vedersi pagare giorni di ferie piuttosto che andare in cassa integrazione? A questo proposito, si potrebbe valutare (se l’azienda se lo può permettere) un anticipo ferie ai dipendenti che non avessero importante monte ore accumulato? In alcuni articoli ho letto che non si può mandare il dipendente in negativo di ferie, ma concettualmente non lo trovo “scorretto”, se poi gli si garantisce di fare ferie ad agosto o quando le richiederà.
In questo modo lo si garantirebbe anche economicamente rispetto alla cassa integrazione. Certo è che prima o poi dovrà recuperare questo negativo, al limite (se si dimette) come trattenuta sul TFR. Cosa ne pensate?
La ringrazio per la domanda interessante e per le conseguenti riflessioni. Sono d’accordo con lei: in generale, dovrebbe essere sempre possibile applicare soluzioni migliorative rispetto a quanto previsto dalla legge. In effetti, la fruizione di ferie arretrate può convenire al dipendenti rispetto agli ammortizzatori sociali, perché si prende lo stipendio pieno.
Quindi, la soluzione da lei prospettata mi sembra percorribile nel rispetto della ratio della norma. Che, fra l’altro, incentiva l’utilizzo delle ferie e dei permessi retribuiti in prima battuta rispetto agli ammortizzatori.
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Sull’anticipo ferie mi sembra che lei proponga una soluzione molto sensata. Se si tratta di quelle relative al 2020, anche se non ancora maturate, non vedo ostacoli. Spesso fra l’altro le aziende le inseriscono in busta paga all’inizio dell’anno, proprio per consentire ai dipendenti di utilizzarle liberamente nel corso dell’anno (cioè, non le aggiungono mese per mese). Quindi, salvaguardando eventualmente la possibilità per i lavoratori di tenersi un periodo di ferie da utilizzare per esempio in estate, mi sembra che la soluzione sia effettivamente conveniente per il lavoratore rispetto alla cassa integrazione. E quindi percorribile.
Il rischio è che il lavoratore si dimetta con un monte ferie in negativo: credo che in questo caso sia possibile fare tutti i calcoli nell’ultima busta paga, eventualmente anche utilizzando il TFR. Su quest’ultimo punto, che è più tecnico, potreste consultare la controparte sindacale, se presente, per avere certezza che la regola sia applicabile.
Il punto è che in condizioni normali l’azienda non può forzare il dipendente a prendere ferie non ancora maturate. In questo caso però l’alternativa è la cassa integrazione, quindi direi che il discorso cambia, e l’utilizzo delle ferie potrebbe in effetti essere conveniente per il dipendente. Il fatto che, come mi pare di capire, stiate lasciando comunque la scelta al lavoratore mi sembra un ulteriore elemento a favore.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz