Un dipendente pubblico può chiedere l’aspettativa per il ricongiungimento con il coniuge all’estero anche se questi non ha un contratto di lavoro privato ma decide di avviare un’azienda o aprire partita IVA all’estero?
La legge prevede che il dipendente pubblico possa chiedere l’aspettativa per ricongiungimento con il coniuge solo se quest’ultimo è un lavoratore dipendente. In base alle leggi, infatti, tale aspettativa è prevista se il coniuge presta «servizio all’estero per conto si soggetti non statali» (legge 26/1980). La formulazione non sembra quindi potersi riferire a un lavoro imprenditoriale o autonomo.
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Nel caso in cui suo marito aprisse un’azienda all’estero e ne risultasse anche dipendente, potrebbe eventualmente ricadere nella fattispecie sopra riportata. Le consiglio quindi di verificare se il contratto di lavoro che le viene applicato prevede in questo senso regole particolari.
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In alternativa potrebbe chiedere l’aspettativa per motivi familiari, fattispecie che consente una certa flessibilità. L’articolo 4 della legge 53/2000 disciplina i periodi di congedo prevedendo diverse tipologie, fra cui i motivi familiari. Che in realtà dovrebbero essere gravi e documentati, ma ci sono forse margini di discrezionalità. I contratti possono infatti prevedere condizioni migliorative, consentendo l’aspettativa con una certa flessibilità
Si tratta, lo ricordiamo, di un periodo non retribuito e quindi non oneroso per l’azienda, che però assicura al dipendente il mantenimento del posto di lavoro. Il congedo per motivi familiari può arrivare fino a due anni.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz