Nel corso del 2019 sono stati emessi 500 milioni di buoni pasto a beneficio di circa 2,8 milioni di lavoratori, di cui un milione dipendenti pubblici. Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi (FIPE), la PA spende annualmente circa 1,2 miliardi di euro per l’acquisto dei ticket utilizzati nel pubblico impiego, tuttavia solo 700mila euro vengono realmente percepiti dagli esercenti.
Dietro questa disparità si cela una tassa occulta pari al 30% relativa alle commissioni applicate dagli emettitori dei buoni, al fine di aggiudicarsi le gare Consip per la fornitura alla PA del servizio sostitutivo di mensa.
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La FIPE lancia dunque l’allarme riguardo il prossimo collasso del sistema dei buoni pasto, analogamente a quanto sostenuto dalle associazioni di categoria che rappresentano le imprese della distribuzione e della ristorazione (Fipe Confcommercio, Federdistribuzione, ANCC Coop, Confesercenti, FIDA e ANCD Conad): l’obiettivo comune è quello di scrivere al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro del Lavoro chiedendo di rivedere l’intero sistema vigente, con il fine di garantire il rispetto del valore nominale dei buoni pasto lungo tutta la filiera.
È evidente – sottolineano le associazioni – che lo Stato non può far pagare la propria spending review alle nostre imprese. Così facendo si mette a rischio un sistema che dà un servizio importante a 3 milioni di lavoratori ogni giorno e si mettono in ginocchio decine di migliaia di imprese, tra pubblici esercizi, piccola e grande distribuzione commerciale. Nessuno può dimenticare che il buono pasto è un servizio che già gode di agevolazioni importanti in termini di decontribuzione e defiscalizzazione.