La Guardia di finanza sta vagliando e controllando i casi di licenziamenti e dimissioni studiate ad-hoc, con un accordo tra azienda e lavoratore, per consentire a quest’ultimo di accedere al Reddito di Cittadinanza, in molti casi passando al lavoro in nero. Si parte da un campione di soggetti che presentano alto rischio, effettuando controlli sulle imprese che hanno effettuato azioni di licenziamento o ricevuto dimissioni per giusta causa nel periodo che va dal giugno 2017 al marzo 2019.
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RdC: GdF alla caccia dei furbetti
Si tratta di ben 2.622 soggetti che dagli incroci e selezioni sono risultati ad alto rischio. Un numero al quale si è arrivati analizzando e scremando una lista di 49mila nominativi forniti dall’INPS alla GdF.
Per individuare potenziali fraudolenti comportamenti strumentali, ad essere presi in considerazione sono stati sia i criteri reddituali, di cittadinanza, patrimoniali o di godimento di beni che danno diritto alla fruizione del RdC, sia possibili incongruenze riguardo il profilo patrimoniale e reddituale dichiarato.
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Per quanto riguarda le aziende sottoposte a controllo incrociato tra RdC e lavoro sommerso, si tratta di un campione di 178 imprese: 6 con profilo ad alto rischio, 166 con rischio meno elevato. Le aziende legate ai soggetti a più alto rischio di indebite percezioni di RdC verranno sottoposte per prime a controlli mirati, poi si procederà con le altre.
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Queste verifiche verranno svolte in parallelo all’attività di controllo sui soggetti stessi in merito ai quali, entro il 31 gennaio 2020, verrà valutata da parte delle Fiamme Gialle la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge per l’accesso e il mantenimento della misura, estendendo i controlli anche ai loro familiari. Poi si procederà, entro il 30 marzo 2020, anche a controllare tutti i soggetti che hanno ottenuto un punteggio di rischio più basso.