Non è certo un esodo, ma sono migliaia i pensionati italiani che negli ultimi anni si sono trasferiti in Portogallo approfittando di una fiscalità particolarmente vantaggiosa: il trend, prevedibilmente, è destinato a rallentare perché il paese lusitano sta studiano un inasprimento fiscale sugli assegni previdenziali degli stranieri.
Niente più defiscalizzazione completa dell’assegno per dieci anni ma una nuova imposta piatta.
Il Portogallo, in realtà, continuerebbe ad essere una meta appetibile, in considerazione del fatto che la nuova tassazione, ovvero una flat tax al 10%, è comunque vantaggiosa rispetto alle aliquote fiscale italiane. Ma certo perderebbe l’attuale status di “paradiso fiscale” dei pensionati, con una drastica riduzione dell’incentivo attualmente previsto.
Ad oggi, in media, grazie alla defiscalizzazione un pensionato italiano che si trasferisce in Portogallo attualmente percepisce una pensione di 2.800 euro al mese. E, fra l’altro, può contare su un costo della vita che è più basso di quello italiano.
Sono circa 3mila i pensionati italiani che si sono trasferiti in Portogallo per approfittare del regime fiscale agevolato, con un trend in crescita (un migliaio i trasferimenti l’ultimo anno). Per ottenere la defiscalizzazione, bisogna presentare specifica domanda e dimostrare di risiedere nel paese per almeno sei mesi l’anno. Si acquisisce così lo status di “residente non abituale“, che consente di pagare le tasse a Lisbona invece che a Roma.
Vedremo se e come la stretta sulla fiscalità delle pensioni avrà impatto su questi trasferimenti.
Nel frattempo, ricordiamo che anche l’Italia sta studiando misure simili: la manovra dello scorso anno (commi 273-275 legge 145/2018) ha introdotto un regime fiscale agevolato, con flat tax al 7%, per i pensionati stranieri che si trasferiscono i piccoli comuni del Sud sotto i 20mila abitanti. Non si conoscono ancora i dati sulle adesioni, anche perché la scelta viene ufficializzata con comportamento concludente direttamente nella dichiarazione dei redditi 2020. I primi riscontri, dunque, sono attesi per il prossimo anno.
Ma si tratta di casi di nicchia, nulla a che vedere con il “bengodi” attuale del Portogallo. Stretta o non stretta!