L’ISTAT non ha registrato cambiamenti rilevanti in Italia a novembre per quanto concerne il generale tasso di disoccupazione, che resta stabile al 9,7%, ma per i giovanissimi, con meno di 25 anni, sale al 28,6% (continuiamo a restare agli ultimi posti della zona euro). L’occupazione migliora, con il numero di occupati che torna a salire di 41mila unità, per un totale di 23 milioni 486 mila di persone che risultano occupate in Italia, e il raggiunge il 59,4%, con un +0,1 punti percentuali rispetto a ottobre.
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Tipologia di contratto
Sul fronte dell’occupazione la principale nota positiva è che sono aumentati i contratti stabili (+67mila unità) e l’occupazione giovanile, tra 25 e 34 anni. In crescita anche il numero di over 50 che risultano occupati, ma questo dipende dall’innalzamento dell’età pensionistica più che dalla stipula di nuovi contratti.
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A novembre risultavano di conseguenza in flessione i contratti a termine, con 4mila unità in meno e un totale di lavoratori temporanei di poco superiore ai 3 milioni di unità, in linea con gli altri Paesi. In flessione anche gli inattivi, che scendono ai minimi storici (-0,6%, pari a -72 mila unità rispetto ad ottobre, -1,5%, pari a -203 mila, su base annua), il tasso di inattività scende al 34,0% (-0,2 punti percentuali), mentre aumentano le persone in cerca di lavoro (+0,5%, pari a +12 mila unità nell’ultimo mese). Di contro continua l’altalena degli autonomi, di nuovo in calo a fine anno (-0,8%, -43 mila nel confronto tra il trimestre settembre-novembre e quello precedente e -41 mila su base annua).
Andamenti diversi per fasce di età
Se si guarda l’andamento per fasce di età, si osservano delle differenze anche sostanziali. In particolare la situazione sembra andare peggio per i 35-49enni, con l’occupazione in calo di 5 mila unità rispetto al mese precedente e di -128 mila rispetto all’anno precedente. Un calo che evidenzia che siano ancora tante le crisi aziendali tutt’oggi in corso. Per tutte le altre classi di età l’occupazione sale di 285mila unità.
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Differenze di genere e territoriale
Restano ancora significativi il divario di genere (gli uomini occupati sono il 70%, mentre le donne il 50%) e quello territoriale (quasi il 30% tra Nord-Sud, con alcune regioni settentrionali sopra il 75% e alcune meridionali appena sopra il 40%).