A conferma del trend 2018, la maggioranza degli avvocati non ritiene realistico uno scenario caratterizzato dalla sostituzione delle funzioni esercitate dai professionisti con le più sofisticate tecnologie digitali.
Questo è quanto emerge dalla quarta edizione del Rapporto 2019 redatto dal Censis per conto di Cassa Forense, presentato a Roma.
Se il 62,6% degli avvocati intervistati è ottimista riguardo il futuro della professione, una percentuale altrettanto elevata è consapevole dei vantaggi che possono derivare dalle risorse tech.
Un certo scetticismo, invece, è relativo al rapporto con l’Europa: il 32,1% sottolinea la mancanza di uno spazio di collaborazione tra i diversi sistemi giuridici nazionali guidato dalle istituzioni europee.
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È sempre il report a mettere in evidenza un clima di fiducia verso il futuro che caratterizza la professione forense, tanto che il 30% degli avvocati nel 2018 ha dichiarato un fatturato in crescita rispetto all’anno precedente, mentre la condizione di stabilità o di miglioramento per le professioniste donne riguarda il 65,9%. A vantare un fatturato più alto, inoltre, sono gli avvocati più giovani o che esercitano da meno tempo.
Per i prossimi due anni, infine, il 31% degli avvocati ipotizza un miglioramento dell’attività, sebbene il 42,1% mostri una maggiore prudenza. Anche in questo caso, i più ottimisti sono i più giovani.
Come ha spiegato a margine della presentazione del rapporto Giorgio De Rita, Segretario Generale Cassa Forense:
L’Avvocatura, ma più in generale tutte le libere professioni, devono innovarsi, anzi, hanno questa responsabilità di fronte alla società. Innovazione non vuol dire in questo caso soltanto utilizzo maggiore e migliore di strumenti informatici, ma un cambiamento, un prendere una nuova posizione nel tessuto della società civile del nostro Paese.