Aver maturato esperienza nell’analisi dei dati rappresenta un valore aggiunto per chi cerca lavoro, tanto da aprire più opportunità di carriera rispetto a quanto si potrebbe ottenere con un titolo di studio specifico.
Una laurea, un master o un dottorato in “Scienze dei dati”, secondo quanto rivela una indagine commissionata da Qlik nell’ambito del progetto di Data Literacy, sembra valere di meno delle competenze acquisite sul campo e non vengono considerati elementi decisivi per l’assunzione.
Anche secondo i trend attuali identificati da Glassdoor aumentano le aziende tech che non si fanno influenzare dal requisito della laurea per selezionare i candidati, guardando in modo specifico alle competenze che riguardano l’utilizzo e l’analisi dei dati.
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A questo trend, tuttavia, non corrisponde ancora un adeguato programma aziendale relativo all’alfabetizzazione dei dati destinato ai dipendenti, sebbene secondo il sondaggio il 78% di loro sarebbe disposto a investire tempo ed energie per potenziare le proprie skills in materia.
Come ritiene Jordan Morrow, Head of Data Literacy di Qlik e Presidente del Data Literacy Project.
I risultati dello studio sono inequivocabili: i benefici per la carriera associati all’alfabetizzazione dei dati sono un’opportunità universale.