Leggo che un lavoratore a cui mancano 5 anni alla pensione di anzianità potrebbe, previo accordo sindacale, lasciare il posto di lavoro percependo un assegno pagato dall’azienda pari alla pensione maturata a quel momento, restando garantiti i versamenti contributivi ed il ricalcolo della pensione una volta raggiunta la finestra pensionistica. Tutto bene, ma quale convenienza avrebbe il datore di lavoro?
Il contratto di espansione consente all’azienda – di norma quelle con almeno mille dipendenti, dal 2021 anche aziende più piccole – di attivare una serie di strumenti (tra cui lo scivolo pensione e la cassa integrazione con la riqualificazione dei dipendenti), nell’ambito di un piano di digitalizzazione, che comporta una riorganizzazione aziendale.
Nell’ambito del contratto è possibile prevedere un accordo di pensione anticipata per i lavoratori a cui mancano al massimo cinque anni (60 mesi) alla pensione di vecchiaia o anticipata. In pratica, il lavoratore percepisce, fino alla maturazione della pensione, un importo a carico dell’azienda pari all’assegno previdenziale maturato al momento delle dimissioni. Nel caso in cui la pensione più vicina sia quella anticipata, l’azienda versa anche i contributi utili alla maturazione del diritto.
=> Contratto di espansione: scivolo pensione, orario ridotto e cig
Questo canale per la pensione anticipata consente anche di effettuare piani di riorganizzazione finalizzati alla crescita. Il contratto di espansione consente infatti di assumere nuove professionalità con contratti a tempo indeterminato, formare e riqualificare le risorse interne (ricorrendo anche a trattamenti di cassa integrazione), giovarsi di un ricambio generazionale attraverso lo scivolo per i lavoratori prossimi alla pensione (massimo cinque anni dalla maturazione).
La convenienza per il datore di lavoro è dunque legata essenzialmente alla possibilità di riorganizzazione e rinnovamento interno, attraverso la formazione ed il ricambio generazionale della forza lavoro: per i dipendenti che non vanno in pensione anticipata, sono previsti corsi di riqualificazione con riduzione oraria in cassa integrazione pari al massimo al 30% della durata del percorso di formazione.
Con la Legge di Bilancio 2021, questo strumento viene potenziato e la platea dei beneficiari ampliata, per consentire anche alle aziende con almeno 250 dipendenti di farne uso.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz