Sarà un Ministero degli Esteri attento ai temi dell’impresa quello di Luigi Di Maio, che nelle sue prime dichiarazioni dopo la nomina alla Farnesina parla di «puntare all’internazionalizzazione del nostro sistema economico e della nostra industria e ricerca, incrementando i canali di cooperazione in ambito multilaterale».
Le urgenze più immediate sono in realtà altre, ovvero il Mediterraneo allargato, l’Africa e la questione migratoria, sulla quale il Governo intende lavorare per una maggiore responsabilizzazione dell’Europa e un superamento del regolamento di Dublino.
Ma Di Maio affronta il tema anche in chiave economica: «l’Africa non può essere più vista solo come motivo di preoccupazione, bensì come opportunità per individuare nuovi partner strategici attraverso i quali incrementare lo sviluppo e la crescita del nostro Paese».
Vengono indicate anche una serie di linee guida, di interesse per le imprese orientate all’internazionalizzazione: investimenti nei mercati emergenti, innovazione tecnologica, ricerca scientifica, dinamiche di crescita sostenibile e attenta agli equilibri climatici e ambientali. Il tutto «per innescare circoli virtuosi di crescita e sviluppo a beneficio delle generazioni future».
In generale, una impostazione di una politica estera proiettata verso «le nuove sfide globali e il nuovo mondo multipolare», che stanno «trasformando radicalmente il modo di fare politica estera e lo stesso ruolo della diplomazia italiana».