L’adozione massiccia della tecnologia ha comportato l’avvio di una trasformazione radicale dell’essere umano, tanto da incidere sul modo di pensare e addirittura sul funzionamento del cervello. Uno studio effettuato da Cornerstone OnDemand mette in evidenza questo cambiamento, indicando cinque modi in cui il cervello si è adattato al nuovo scenario, in particolare nell’ambito dell’apprendimento.
=> Tecnologia in azienda: cosa pensano i lavoratori
- Il primo dato è che il cervello è diventato impaziente; si tende a voler sapere tutto e subito e a cercare metodi che promettono di imparare molto in poco tempo. Eppure ciò che si impara velocemente si dimentica con la stessa facilità, per questo le aziende devono studiare modelli formativi che non siano illusori ma che garantiscano l’apprendimento a lungo termine, basandosi sulle esigenze di ogni lavoratore.
- Il secondo dato è che il cervello è meno ritentivo; le nuove generazioni hanno a disposizione ogni informazione e per questo sentono meno l’esigenza di trattenerla. Il cervello appare meno allenato e si fa poco sforzo per imparare, per questo la formazione offerta dalle aziende deve essere particolarmente allettante, per esempio attraverso l’uso di giochi.
- Un elemento che allarma i lavoratori è l’automazione, per questo bisogna sottolineare le loro soft skill, competenze che ci differenziano dalle macchine e che non diventeranno obsolete, come invece può avvenire con le conoscenze tecniche.
- La flessibilità è uno dei cambiamenti positivi messi in atto dalla tecnologia; i lavoratori si trovano sempre più spesso di fronte alla necessità di cambiare, mettersi in gioco ed imparare nuove tecnologie, ciò porta ad una positiva elasticità mentale.
- Un dato negativo invece è il sovraccarico di informazioni, che causa stress al lavoratore, per questo le aziende devono stare attente ad eventuali campanelli di allarme e favorire il benessere del singolo, garantendo il rispetto di valori comuni e un ambiente di lavoro positivo, che si traduce nel successo dell’azienda.