«Le sfide che il Paese ha davanti in tema di lavoro e pensioni sono molte: il basso tasso di occupazione, l’economia informale che a volte si manifesta attraverso fenomeni criminali e odiosi come il caporalato, il declino demografico, le disuguaglianze di genere e di reddito, il dumping sociale e la deflazione salariale».
Questa la fotografia che il presidente INPS, Pasquale Tridico, nella sua prima relazione annuale da numero uno dell’istituto, presenta del paese fornendo da una parte rassicurazioni sulla sostenibilità del sistema previdenziale e dall’altra individuando strategie e proposte per rispondere adeguatamente alle trasformazioni della società e del mondo del lavoro.
Fra queste, quella di una nuova forma di previdenza complementare pubblica. Vediamo tutto.
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Innovazione e trasformazione come opportunità
«La trasformazione produttiva e l’innovazione tecnologica sono grandi opportunità – prosegue -, ma possono indurre fenomeni rischiosi quali la frammentazione delle carriere e una caduta delle tutele, penso ad esempio ai molti lavoratori della GIG economy.
Molte di queste sfide, come i cambiamenti climatici, le migrazioni, dovranno essere affrontate a livello Europeo, inclusa la modernizzazione e l’integrazione delle forme di welfare».
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La solidità della previdenza italiana
Per quanto riguarda l’analisi della situazione italiana, Tridico insiste innanzitutto su un punto: il sistema pensionistico è solido. Negli ultimi anni, la recessione ha spinto il legislatore a «indirizzare sempre di più l’Istituto verso l’assistenza e la protezione sociale.
Strumenti recenti quali l’APe sociale, la NASpI, il REI ed oggi il Reddito di Cittadinanza sono la rappresentazione plastica di questo posizionamento». Tutto questo è possibile anche perché «il bilancio dell’INPS è unico», ovvero comprende previdenza e assistenza, «e l’Istituto deve mantenere la sua unità» prosegue il presidente.
«Ciò consente di sfruttare economie di scala e di rendere più efficiente la fornitura di beni e servizi attraverso l’accentramento di informazioni e competenze». Però, sottolinea Tridico, «una riflessione di trasparenza contabile è necessaria al fine di rendere edotti cittadini e policy maker, sulla divisione reale tra spesa pensionistica e quella assistenziale che non è finanziata con i contributi dei lavoratori ma attraverso la fiscalità generale.
Oggi i trasferimenti dallo Stato ammontano a circa 110 miliardi, a fronte di una spesa totale per prestazioni di circa 318 miliardi. La trasparenza è necessaria al fine di evitare allarmismi circa la sostenibilità del nostro sistema pensionistico».
Che, appunto, è solido. «Inoltre, una contabilità rinnovata renderebbe maggiormente comprensibili i confronti internazionali in tema di spesa pensionistica». Si tratta di considerazioni importanti, che toccano un punto fondamentale e al centro del dibattito previdenziale da molti anni: il rapporto fra previdenza e assistenza.
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Priorità e sfide INPS
Il rapporto 2019 dell’INPS analizza nel dettaglio le conseguenze della crisi degli ultimi anni (la grande recessione): mercato del lavoro, contratti, agevolazioni, impatto delle novità legislative (a partire da quota 100 e reddito di cittadinanza).
La situazione, spiega Tridico, sta stimolando all’interno dell’INPS «una fase di fervida riflessione» che coinvolge tutti: dirigenza, funzionari, parti sociali, e anche i cittadini, «con survey e questionari in un processo fortemente partecipativo». «Abbiamo creato 10 gruppi di lavoro tematici, e tre gruppi di lavoro macro, per un riassetto interno dell’Istituto, al fine di intercettare le esigenze degli utenti, e i bisogni di tutti».
Il punto è che l’innovazione è una priorità, e proprio «dalla capacità di innovarsi e di trasformarsi che l’Istituto saprà dimostrare in questo decennio di grandi sfide dipende il futuro dell’INPS stesso e, senza presunzione, dell’intera previdenza italiana».
Fra le sfide del sistema italiano delle pensioni, c’è quella della previdenza complementare. E qui c’è una proposta precisa: «la creazione di una forma complementare pubblica gestita dall’INPS, volontaria e alternativa alle forme complementari private, superando l’attuale residualità di partecipazione di FondInps».
Questo consentirebbe di superare una criticità del sistema paese, che non ha al momento «una soluzione di previdenza complementare pubblica, come in altri Paesi». L’obiettivo della forma di previdenza complementare pubblica, «oltre a garantire una prudente gestione dei fondi, dovrebbe essere quello di sostenere una maggiore canalizzazione degli investimenti in Italia».
Si tratta di un punto su cui il presidente INPS insiste particolarmente: «è curioso che il maggior ente di previdenza europeo non abbia un proprio fondo integrativo pubblico. Nel 2018 i fondi pensione gestivano risorse per 167,1 miliardi, pari al 9,5% del PIL molti dei quali investiti all’estero.
La sfida del fondo INPS dovrà dunque essere quella di aumentare il numero delle adesioni attraverso la costituzione di una valida alternativa ai fondi privati».