Come anticipato dal Governo, sta per arrivare l’atteso decreto del Ministero della Funzione Pubblica che che dà attuazione all’anticipo del TFS/TFR per i dipendenti pubblici che vanno in pensione, sotto forma di prestito erogato dal settore bancario.
Una volta in vigore, la liquidazione dell’anticipo sarà effettuata entro 75 giorni dalla richiesta, ovvero dalla dalla cessazione del servizio, per un ammontare fino a 45.000 euro.
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TFR/TFS: la lunga attesa
Oggi, l’attesa per ricevere l’indennità di buonuscita (TFR o TFS a seconda del regime di appartenenza) da parte dei dipendenti che vanno in pensione cambia a seconda della motivazione che ha portato alla cessazione del rapporto di lavoro.
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In assenza di questo provvedimento, i dipendenti del settore pubblico che hanno scelto di andare in pensione, per esempio, sarebbero costretti ad attendere anche fino a 6 anni (nel caso della Quota 100) prima di ricevere la liquidazione.
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Decreto TFR/TFS: l’iter
Il decreto attuativo della misura prevista dal Dl 4/2019 – che ha dato il via anche a Quota 100 e RdC – è dunque finalmente pronto, ma per dare il via definitivo all’anticipo buonuscita per i dipendenti pubblici mancano ancora l’accordo quadro con l’ABI, il parere del Garante Privacy, dell’Autorità Garante della concorrenza e del mercato e concorrenza (AGCM ) e del Consiglio di Stato.
Solo una volta ottenuto il disco verde il DPCM sull’anticipo del TFR o TFS potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Da lì Ministero e ABI potranno stipulare l’accordo quadro sulle condizioni per la concessione del prestito, compreso il tasso di interesse. Questo dovrebbe essere più conveniente da quello attualmente previsto dagli istituti di credito, che già oggi danno la possibilità ai dipendenti pubblici di accedere a delle forme di finanziamento per l’anticipo del TFR/TFS, spesso senza limiti di importo.
I vantaggi dell’anticipo
Il tasso di interesse annuo applicato a carico del soggetto finanziato dall’anticipo del TFS/TFR, comprensivo di ogni eventuale onere, non può essere infatti superiore al limite massimo del valore dell’indice generale del Rendistato, pubblicato con cadenza mensile dalla Banca d’Italia, aumentato di 30 centesimi.
Il finanziamento previsto dal DCPM sarà inoltre esente da imposta di registro e di bollo, e da ogni altra imposta indiretta, nonché da ogni altro tributo o diritto.
Il decreto 4/2019 ha anche previsto un regime di tassazione agevolata per la buonuscita, ma solo sull’imponibile dell’indennità inferiore ai 50.000 euro. L’aliquota IRPEF sull’indennità di fine servizio, su questa quota di reddito, è così ridotta:
- 1,5% per le indennità corrisposte dopo 12 mesi;
- 3,0% per le indennità corrisposte dopo i 24 mesi;
- 4,5% per le indennità corrisposte dopo i 36 mesi;
- 6,0% per le indennità corrisposte dopo i 48 mesi;
- 7,5% per le indennità corrisposte dopo i 60 mesi.
Come fare richiesta
Secondo quanto previsto dal decreto, la richiesta andrà presentata all’ente erogatore del TFR/TFS, quasi sempre l’INPS, allegando la certificazione attestante il diritto all’anticipazione. Quindi bisognerà rivolgersi ad uno degli istituti di credito aderenti all’iniziativa, richiedendo l’anticipo.
Sarà poi la banca a verificare la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge presso l’ente di erogazione. In caso di esito positivo la liquidazione dell’anticipo avverrà entro i successivi 15 giorni. Tra la domanda di certificazione e l’accredito del TFR non dovranno comunque passare più di 75 giorni.