Archiviato il rischio immediato di procedura di infrazione, è ripreso il dibattito sulla prossima legge di bilancio con nuove ipotesi di flat tax, che prevedono di applicare la tassa piatta al 15% a scaglioni di reddito modulando l’intervento nell’ambito di un piano triennale: si partirebbe nel 2020 con i contribuenti che dichiarano redditi fra 35mila e 50mila euro.
La proposta (della Lega) è stata illustrata dal sottosegretario all’Economia, Massimo Bitonci, secondo cui la misura riguarderebbe circa 3 milioni di contribuenti «che ora pagano un’aliquota media del 24%», e per i quali ci sarebbe dunque una IRPEF dimezzata.
La flat tax (inserita in Legge di Bilancio) impatterebbe positivamente anche sui redditi più bassi, fra 15mila e 35mila euro, che attualmente pagano un’aliquota media del 16-17%, mentre per i redditi fino a 15mila euro la tassazione è già più bassa (con una media del 5,4%).
L’idea, sottolinea Bitonci, è di ridurre le tasse sul ceto medio operando sui redditi individuali, mentre per le imprese resterebbero gli sconti IRES già previsti dalle attuali normative (flat tax al 20% entro il 2021).
Nell’ambito del piano triennale sulla flat tax, si pensa a un meccanismo che tenga conto della composizione del nucleo familiare.
Si studiano anche ipotesi che vedono l’applicazione della flat tax alla parte incrementale di reddito da un anno all’altro.
Anche il Movimento 5 Stelle pensa a nuove ipotesi di riforma fiscale, che riducano a tre gli scaglioni di reddito (rispetto agli attuali cinque), alzando contemporaneamente la no tax area a 10mila euro (dagli attuali 8mila).
=> Scaglioni IRPEF e aliquote
In ogni caso, sulla riforma fiscale è stato aperto un tavolo tecnico al ministero.
E, al di là delle diverse ipotesi, sembra ci sia un sostanziale accordo fra le forze di maggioranza sull’esigenza di mettere mano a una riforma fiscale che produca semplificazione e una riduzione delle tasse per il ceto medio.