Google continua a far parlare di sè, tra ombre e luci leader incontrastato del Web Searching: sotto i riflettori per l’indagine antitrust sull’accordo pubblicitario con Yahoo!, ossessionato dai problemi di politiche di privacy (da oggi riportate sul portale, dopo la consegna obbligata dei dati utenti a Viacom) e minacciato dal competitor Microsoft per la ricerca semantica (Powerset), rimane comunque innegabile lo strapotere del motore di ricerca più utilizzato al mondo.
I dati parlano chiaro: solo negli USA, il 67,90% degli utenti sceglie Google per le sue ricerche e, a parte Yahoo! che tenta un’azione di resistenza con il 20%, non sembrano esserci altri concorrenti validi. Basti pensare che gli altri due motori di ricerca più noti, MSN Search e Ask.com, insieme non riescono a raggiungere il 12%.
L’unico aspetto, che da cavallo di battaglia potrebbe trasformarsi in un insidia per lo stesso Google, è il suo algoritmo di classificazione, il PageRank, la cui età si aggira sulla decina di anni.
Nonostante annunci di una rivoluzione dell’algoritmo, per integrare i contenuti multimediali di video e immagini, PageRank rimane ancora un sistema di tipo testuale, anche se ancora perfettamente funzionante.
Proprio su questo fronte sembra che qualcuno abbia pensato di inserire un nuovo attore nella scena dei motori di ricerca: Pharos.
Non è il primo del genere ma promette di essere l’erede di Quaero, già definito a suo tempo, prima di scomparire nel nulla, “la risposta europea a Google”.
Stavolta però i presupposti sono più consistenti, così come i partecipanti al progetto, tra i quali spuntano nomi come France Telecom, Fast e il Politecnico di Milano, con il coinvolgimento di ben nove paesi europei e undici milioni di euro messi a disposizione dall’UE.