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Industria 4.0: mercato in crescita, PMI in ritardo

di Barbara Weisz

20 Giugno 2019 16:01

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Industria 4.0 in crescita, bene investimenti e consapevolezza ma scarso approccio sistemico che valorizzi le persone e bassa maturità digitale nelle PMI: Osservatorio PoliMI.

Mercato in crescita ma rallentata nel 2019, imprese italiane consapevoli dell’importanza di Industria 4.0 ma poco avvezze a una valutazione della digital readiness (soprattutto  le PMI), con parecchia strada da fare sul fronte competenze quando invece, come recita il titolo del tradizionale report dell’Osservatorio del Politecnico di Milano su Industria 4.0, “La rivoluzione si fa con le persone!”.

Vediamo innanzitutto i dati: il mercato italiano Industria 4.0 (fra soluzioni, tecnologie e servizi) ha raggiunto nel 2018 i 3,2 miliardi di euro, in crescita del 35% sull’anno precedente. In molti casi grazie a investimenti avviati nel 2017 utilizzando le agevolazioni del Piano Impresa 4.0. Si attende però una frenata nel 2019, con una crescita limitata al 20-25%.

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Un dato positivo è che si tratta di un mercato sostanzialmente interno (l’82% del valore si riferisce a imprese italiane, contro il 18% di export).

Si conferma il dato (già evidenziato negli scorsi anni) relativo alla consapevolezza delle imprese (l’80% ritiene che Industria 4.0 sia una rivoluzione che porterà cambiamenti radicali con grandi potenzialità ancora da esprimere), ma questo non si traduce in una reale valutazione del proprio stato di digitalizzazione: lo ha già fatto solo un’azienda su tre, il 54% è interessato a farlo in futuro, mentre il 14% non ha in programma questo passaggio.

E veniamo al modo in cui le imprese accompagnano la trasformazione tecnologica con la “rivoluzione delle persone”. Come detto, le competenze specifiche rappresentano ancora una fetta relativamente marginale (circa 220 milioni di euro), con una crescita a sua volta più lenta del mercato (+10%).

Il problema fondamentale, sottolinea Raffaella Cagliano, professore di People Management and Organization al PoliMI, è che poche imprese affrontano «la rivoluzione 4.0 con un approccio sistemico che guardi contemporaneamente alle soluzioni tecnologiche e al modello organizzativo, e sono ancora una minoranza quelle che valutano adeguatamente l’impatto delle scelte tecnologiche».

In tema di impatto che l’innovazione 4.0 ha sull’organizzazione, le aziende sono attente ai cambiamenti di processo e di flusso (54,2%), alle attività e modalità di lavoro del personale (45,3%) e alle competenze tecniche (42,7%). Meno del 20% si occupa dell’impatto su ruoli, competenze gestionali e relazionali e sui comportamenti attesi.  Quando, però, le imprese si soffermano su aspetti organizzativi, lo fanno fin dalle prime fasi dei progetti: nel 18,8% dei casi in avvio e nel 20,8% durante sviluppo.

In genere, la spinta al cambiamento in chiave 4,0 arriva da un top manager (43,8%), o da un direttore di produzione o di stabilimento (35,4%). La funzione ricerca e sviluppo viene coinvolta successivamente, in fase di sviluppo del progetto, mentre le HR (Risorse Umane) restano molto poco coinvolte: solo nel 6,8% partecipa a tutti gli step, nel 27,1% è solo informata dell’avvio del progetto, nel 23,4% non ha avuto un ruolo in nessuna attività. Stesso discorso per operatori: solo il 7,8% delle aziende li ha coinvolti in tutte le fasi del progetto 4.0, il 25% non ha affidato nessun ruolo. Ma addirittura solo nel 26,6% dei casi gli operatori sono stati informati della strategia 4.0.

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Le imprese si stanno attivando sul fronte della valutazione delle competenze (57%), che risultano adeguate in tre casi su dieci. «Nel complesso – commenta Sergio Terzi, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 -, emerge il quadro di un tessuto industriale più consapevole dell’ampiezza del divario da colmare, deciso nell’attivare le risorse disponibili per formare le competenze più rilevanti, ma in larga misura ancora nella fase di definizione di una chiara strategia sulle competenze di Industria 4.0».

Le tecnologie 4.0 più diffuse: l’Industrial IoT (la componentistica per connettere i macchinari alla rete), che con un valore di 1,9 miliardi di euro rappresenta il 60% del mercato e registra la crescita più marcata (+40%); segue Industrial Analytics, con 530 milioni di euro (17% del mercato, +30%) e Cloud Manufacturing con 270 milioni di euro (8%, +35%). Fra le OT (Operational Technologies), l’Advanced Automation conquista la maggiore quota di mercato con 160 milioni e una crescita del 10%, seguito dall’Additive Manufacturing con 70 milioni di euro, mentre l’Advanced Human Machine Interface segna la crescita più robusta (+50%, 45 milioni di euro).

I benefici del 4.0 individuati dalle aziende: flessibilità di produzione (47%), aumento dell’efficienza dell’impianto (38%), riduzione dei tempi di progettazione (34%), opportunità di sviluppare prodotti innovativi (33%). Le barriere maggiormente percepite dalle imprese sono invece le difficoltà nell’uso della tecnologia e nell’adozione degli standard (59%), le problematiche di natura organizzativa e gestione delle competenze (41%), le difficoltà di change management (20%) e l’insoddisfazione per l’offerta (17%).

PMI

Infine, emerge una considerazione (non propriamente positive) sulle PMI, che hanno una maturità digitale mediamente inferiore a quelle delle grande aziende in ogni processo analizzato, con uno scarto di mezzo punti su una scala da 0 a 5.

La difficoltà fondamentale individuata nelle PMI è la capacità di prendere decisioni, seguita da quella di impiegare le tecnologie digitali nell’esecuzione e gestione dei processi. Il processo meno sviluppato è la manutenzione.

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