Le problematiche ambientali sono un tema di attualità anche in ambito aziendale. È raro però trovare manifestazioni concrete di azioni intraprese da un’azienda finalizzate a ridurre l’impatto della propria produzione sull’ambiente. A meno che tutto ciò naturalmente non comporti costi limitati e ritorni degli investimenti rapidi e facili da quantificare.
Questa è la strada che deciso di intraprendere Emerson Network Power. La società che nel tempo è arrivata ad affiancare alla semplice vendita di soluzioni per la gestione energetica di data center e gruppi di apparecchiature IT un’attività sempre più estesa di consulenza, intende ora avvalersi dell’esperienza maturata sul campo per consolidare i rapporti di collaborazione con i clienti, in un’ottica di strategie mirate all’ottimizzazione del consumo di energia e di conseguenza a una riduzione dei costi.
"Negli ultimi tempi siamo bersagliati da questioni energetiche e anche negli ambienti business l’interesse è cresciuto con un approccio cambiato radicalmente – afferma Cristina Rebolini IT and Distribution Sales Manager di Emerson Network Power (nella foto) -. All’interno di un’azienda, quello che spinge è naturalmente l’aspetto economico, però come ho sentito di recente il fatto di poter coniugare il fare business bene e risparmiando con risvolti nel sociale potrebbe essere una chiave di lettura nuova".
Marketing a costo zero
Risparmiare e al tempo stesso rafforzare la propria immagine a livello di marketing. Un binomio troppo allettante per essere ignorato ed è su queste basi che Emerson ha elaborato un decalogo a partire dal quale avviare un’analisi del problema. "Non neghiamo che anche noi cavalchiamo l’onda, perché l’argomento riscuote interesse – ammette Rebolini-. Personalmente, sono piacevolmente sorpresa dalla risposta attuale e in prospettiva futura l’aspetto diventa sempre più interessante".
Entrando nel merito delle potenzialità dell’iniziativa, Emerson assicura che grazie alla propria assistenza, le spese legate alla gestione di un data center possono diminuire in misura drastica: "In tema di infrastruttura il peso del data center, è costituito per il 50% e oltre di apparecchiature IT, mentre il resto è composto da condizionamento e gestione dell’energia – sottolinea Rebolini -. È proprio qua che si può agire, e dove si dimostra che il risparmio possibile è enorme, si trova interesse".
Regole semplici e precise, risparmio garantito
Energy Logic, il modello proposto, punta a ottenere un effetto cascata in grado di innescare una spirale nella riduzione dei consumi energetici e sfruttando meglio la potenza disponibile attraverso dieci punti: "Si tratta di un percorso con una serie di regole pratiche che aiutano a fare risparmio concreto a partire dal data center. Un discorso comunque valido in qualsiasi contesto, non necessariamente in ambito IT".
Le dieci strategie spaziano dalle più pratiche, per esempio la collocazione delle bocchette per l’aria condizionata fino a un aiuto mirato a studiare in dettaglio come disporre le macchine al fine di sfruttare la circolazione naturale dell’aria e perfino su dettagli quali per esempio le griglie di aereazione.
Attraverso un modello realizzato sulla base dei rilevamenti e confrontato con i riferimenti accumulati in qualche decennio di attività, il risultato è uno studio in grado di individuare la potenza e collocazione ideale di tutti i macchinari. Con esiti che possono andare ben oltre le più rosee aspettative.
Un caso concreto
In un data center di oltre 400 mq, per esempio, con un consumo rilevato in 1.127 kW, il 48% dei quali legato ad alimentazione e climatizzazione, si è scesi a un consumo di 542 kW grazie a un intervento di ottimizzazione che non ha trascurato alcun dettaglio. Tra gli indicatori più significativi, 10% di minori consumi conseguenti all’impiego di processori con minore voltaggio una volta aggiustato anche l’impianto di climatizzazione, 12% intervenendo sull’efficienza dell’energia sfruttata, 14% sfruttando la virtualizzazione dei server e 18% intervenendo sugli impianti di condizionamento. Da non sottovalutare inoltre, che non è raro che una volta ottimizzato, il data center richieda l’utilizzo di spazi decisamente inferiori. Nel caso esemplificativo, è sceso a 164 mq, meno della metà.
"Tra i tanti interventi possibili, vorrei sottolineare un condizionamento di precisione e non semplici getti d’aria su rack, dove si può pensare anche a rack direttamente condizionati – ribadisce Cristina Rebolini -. Oppure a un locale non condizionato per intero ma solo dove serve. O ancora, centralizzare il gruppo di continuità o distribuirlo a seconda delle esigenze specifiche".
Per una media azienda italiana (data center di dieci rack con riorganizzazione, inserimento pannelli, Ups in parallelo, predisposizione per erogazione servizi), si parla di risparmi stimati 4/5mila euro annui.