Le prime parole di Matteo Salvini, leader della Lega e vincitore incontrastato della tornata elettorale europea, contengono una serie di punti dell’agenda economica del Governo: flat tax famiglie, blocco IVA, crescita, infrastrutture. Il ribaltamento dei rapporti di forza nel dopo-voto non sembra dunque provocare crisi interne.
Resta il fatto che il voto europeo ha consegnato una maggioranza ribaltata rispetto ai risultati delle politiche 2018: a superare il 30% non sono i 5 Stelle ma la Lega, che vola al 34%, mentre i pentastellati precipitano al 17% (che due anni fa era il risultato leghista). E scendono dal primo la terzo gradino del podio, superati anche dall’opposizione del PD (al 22,7%).
E le reazioni a caldo vedono, non a caso, il segretario leghista nonché ministro dell’Interno mettere subito sul piatto un’agenda con tutti i piatti forti del Carroccio: riduzione tasse, blocco aumenti IVA, veto su patrimoniali casa e conti.
Salvini spende parole precise anche su alcuni provvedimenti di politica economica: in particolare, Sblocca Cantieri e Decreto Crescita. E continua a insistere su flat tax e pressione fiscale, cavalli di battaglia dei prossimi mesi, in vista della Legge di Bilancio 2020.
Non mancano gli affondi veri e propri nei confronti degli alleati di Governo. Come quello sulla Tav: il risultato elettorale della Lega in Piemonte «sarà un messaggio per la prosecuzione delle grandi opere».
Sul fronte Cinquestelle silenzio o quasi. Filtrano poche battute del Vicepremier Luigi Di Maio: «il M5s è ancora l’ago della bilancia». Ma è indubbio che ad oggi non guidi più il primo partito d’Italia. E neppure il secondo.
I primi appuntamenti importanti sul fronte dell’Esecutivo sono fissati in settimana, a partire dal Consiglio dei Ministri sullo Sblocca Cantieri e con il Decreto Famiglia. E’ ancora aperto anche il capitolo sul Decreto Crescita, in corso di conversione in legge. Il tutto, con un occhio al futuro immediato, ovvero alla manovra dell’anno prossimo: quella in cui Salvini insiste nel voler puntare sull’allargamento della flat tax.
E i pentastellati non si tirano indietro:
siamo pronti a un tavolo su salario minimo e flat tax.