Come sottolinea il nuovo report di Confindustria sull’industria italiana, l’iperammortamento (maggiorazione del 150% sul costo di acquisizione di beni strumentali nuovi digitali) del Piano Industria 4.0 è stato utilizzato soprattutto dalle PMI.
la maggioranza sia delle risorse investite sia del numero di imprese che hanno fruito dell’agevolazione fiscale appartenga alla categoria delle piccole e medie imprese.
Le imprese italiane nel 2017 hanno investito ben 10 miliardi di euro in beni strumentali materiali agevolabili, in linea con le stime che l’esecutivo aveva presentando con il Piano Industria 4.0.
Il 96% dei beneficiari è composto da imprese con meno di 250 dipendenti, ossia piccole e medie imprese, a cui corrisponde il 66% degli investimenti incentivati. Il 35% degli investimenti 4.0 è riferibile a imprese con meno di 50 addetti. Dunque, i numeri hanno confutato il timore che l’iperammortamento 4.0 fosse una misura maggiormente a misura di grandi imprese.
In questo quadro, il processo di digitalizzazione della manifattura si è dimostrato uno degli elementi che maggiormente hanno sostenuto le imprese dopo la contrazione degli anni di crisi. Più dell’80% delle imprese agevolate, infatti appartiene al settore.
=> Iperammortamento 4.0 senza interconnessione
La ripartizione geografica vede l’86% degli investimenti nel Nord Italia: sul podio Lombardia (35%), Veneto (17%), Emilia Romagna (16%). Unica regione meridionale nella parte alta della classifica la Sicilia, con una quota di investimenti agevolati del 3%, al pari del Friuli-Venezia Giulia.
In quanto a comparti, in testa i prodotti in metallo (26% degli investimenti in macchinari e attrezzature 4.0), davanti a meccanica strumentale e chimica (entrambe al 9%).
L’Italia, settima potenza manifatturiera del mondo e nono esportatore, ha imboccato da molto tempo la via dell’upgrading qualitativo per rispondere alla crescente concorrenza di prezzo proveniente dal mondo emergente, spostandosi su fasce di mercato a maggiore contenuto di valore aggiunto. Fra le ricette contenute nel rapporto, il potenziamento del mercato interno.
Ricordiamo sullo sfondo gli ultimi dati relativi al rallentamento della crescita: la commissione UE vede un +0,1% nel 2019 (un punto in meno rispetto alle attese del Governo) e un’accelerazione, si fa per dire, allo 0,7% nel 2020 (anche qui, livello più basso dello 0,8% previsto dal DEF).