La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso presentato da una lavoratrice contro il differimento del TFR/TFS previsto per i lavoratori del pubblico impiego che vanno in pensione, che quindi restano costretti ad attendere la loro liquidazione fino a 7 anni dal momento del pensionamento.
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Le motivazioni del ricorso
Diversamente da quanto avviene nel settore privato, le norme vigenti prevedono che i lavoratori del settore pubblico, una volta in pensione, debbano aspettare almeno 15 mesi (12 mesi più 90 giorni) per il TFR/TFS, in caso di pensione di vecchiaia, e almeno 27 mesi (24 mesi più 90 giorni), in caso di pensione anticipata.
Se l’importo supera i 50mila euro, queste tempistiche riguardano solo la prima tranche del TFR/TFS, la seconda viene versata dopo ulteriori 12 mesi, fino a 100mila euro. Se l’importo è superiore ai 100mila euro, la terza rata viene versata dopo altri 12 mesi.
La sentenza della Corte
La Corte Costituzionale, pronunciandosi sulle questioni sollevate dal Tribunale di Roma sulla legittimità della normativa riguardante il pagamento differito e rateale delle indennità di fine servizio dei dipendenti pubblici, fa sapere che:
Le questioni sono state dichiarate infondate ma con esclusivo riferimento al caso di una lavoratrice in pensione per ragioni diverse dal raggiungimento dei limiti massimi di età o di servizio. In questa ipotesi, la Corte ha ritenuto non irragionevole il regime restrittivo introdotto dal legislatore, che prevede la liquidazione delle indennità nel termine di 24 mesi e il pagamento in rate annuali. Restano quindi impregiudicate le questioni sul pagamento delle indennità nel termine di 12 mesi, e sulle relative rateizzazioni, per i pensionati che hanno raggiunto i limiti massimi di età o di servizio.
Dunque se a presentare ricorso fosse stato un dipendente pubblico che avesse raggiunto i limiti massimi di età o di servizio, andando in pensione senza scivoli, il risultato della sentenza sarebbe potuto essere differente. La questione rimane dunque aperta e il sindacato Confsal-UNSA, rappresentativo dei lavoratori delle Funzioni centrali (Ministeri, Agenzie fiscali, INPS, INAIL, Enti parco, Ordini professionali), si dichiara pronto a continuare la battaglia con un nuovo ricorso.