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Belt & Road Initiative, ovvero la Via della Seta

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 16 Aprile 2019
Aggiornato 3 Maggio 2019 12:58

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Mario Boselli, Presidente Onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana e Presidente dell’Istituto Italo Cinese, commenta i nuovi accordi Italia - Cina.

Dal 1978, data del mio primo viaggio in Cina, ci sono tornato ben più di cento volte e da allora, dall’inizio dell’Epoca di Den Xiaping, il Paese è sostanzialmente cambiato. Nei primi decenni ho assistito soprattutto a una crescita quantitativa avvenuta spesso senza un rispetto delle regole (dumping ecologico, sociale, contraffazione, usurpazione di marchi, corruzione ecc.).

Negli ultimi lustri la crescita è divenuta sempre più qualitativa, raggiungendo livelli di eccellenza in molti campi, per esempio negli stili di vita, vedi la qualità dell’accoglienza, gli alberghi, la ristorazione, i trasporti e i negativi aspetti sopracitati si sono molto ridotti.

Parlando specificatamente della filiera tessile-abbigliamento-moda, che è il settore che conosco meglio, penso di poter affermare che all’inizio di questo periodo le esportazioni cinesi a basso prezzo hanno fatto molto male alla parte a monte della filiera italiana, quella tessile, provocando chiusura di aziende e rilevanti perdite di occupazione.

Ora tale situazione si è stabilizzata, anche perché grazie all’esigenza degli stilisti cinesi di avere a disposizione tessuti di alta qualità e creatività, varie qualificate aziende italiane  hanno cominciato ad esportare in Cina da qualche anno.

Va inoltre detto che le migliori opportunità sono quelle per la parte a valle della filiera, quindi per il prodotto confezionato, abiti e accessori, che rappresentano una quota importante delle esportazioni di Made in Italy e da oltre un decennio sono in continua crescita.

Ciò premesso valuto che il Memorandum fra Italia e Cina non potrà che facilitare gli scambi e va perseguito perché rappresenta un’apertura, un ulteriore ponte fra i due Paesi e ciò è tanto più importante in un momento nel quale l’economia globale sta rallentando, i protezionismi sono pericolosi e quindi contrastare questa tendenza con un accordo strategico come quello della Via della Seta mi pare quanto mai opportuno.

Qualcuno ha obiettato che questo accordo rappresenti una partnership strategica che va al di là del momento contingente ma proprio questa visione di medio-lungo termine rafforza la mia valutazione positiva.

Come si è visto è un accordo quadro con un sottostante di una cinquantina di intese, 29 che riguardano le relazioni istituzionali e 21 con aziende private e pubbliche.

In conclusione è un grane accordo, impegnativo, strategico ed è bene che sia così.

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di Mario BoselliPresidente Onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana e Presidente dell’Istituto Italo Cinese