Copyright: il Parlamento UE approva la Riforma

di Anna Fabi

Pubblicato 26 Marzo 2019
Aggiornato 1 Aprile 2019 16:20

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Passa al Parlamento UE la direttiva sul copyright, che adegua all'era moderna e all'economia digitale la disciplina di tutela del diritto d'autore.

Via libera del Parlamento europeo per la direttiva sul copyright contenente le nuove regole sul diritto d’autore con 348 sì, 274 no e 36 astenuti. Le nuove norme UE sul copyright si basano sull’accordo provvisorio raggiunto a febbraio e riguardano soprattutto il diritto d’autore in internet, prevedendo salvaguardie alla libertà di espressione e la possibilità per creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del web.

=> Copyright: l’impatto della direttiva UE sui piccoli-medi editori

Direttiva sul copyright

Questo in sintesi quanto previsto dalle nuove norme:

  • le piattaforme online saranno responsabili dei contenuti che gli utenti caricano;
  • Meme o GIF espressamente esclusi dalla direttiva;
  • Hyperlink ad articoli di attualità accompagnati da “singole parole o brevi estratti” possono essere condivisi liberamente;
  • i giornalisti devono ottenere una quota delle entrate legate al diritto d’autore ottenute dal loro editore;
  • le start-up saranno soggette ad obblighi meno rigidi.

A margine del voto, su Twitter, Antonio Tajani, presidente del parlamento UE, ha scritto:

Approvata la direttiva copyright. Difendiamo la creatività italiana ed europea e i posti di lavoro.

La commissaria UE al digitale Mariya Gabriel ha commentato

È un momento cruciale per la cultura europea, per l’economia digitale, per la difesa dei nostri valori UE. La nuova direttiva permetterà di adeguare il diritto d’autore al Ventunesimo secolo, a vantaggio di autori, interpreti, giornalisti, editori, produttori di film e musicali.

Un testo che definisce “equilibrato e ambizioso” e che, secondo le intenzioni, andrà a sostenere la nostra stampa e il settore creativo, riconciliando i vari interessi in gioco:

I creatori e gli altri detentori di diritti saranno equamente retribuiti e l’impatto sui prestatori di servizi rimarrà proporzionato e gli utenti e la loro libertà di espressione saranno protetti.

Link Tax e Upload filter

Tra i punti che più hanno fatto discutere negli ultimi tempi, vi sono in particolare l’articolo 11 e l’articolo 13 (ora diventati rispettivamente l’articolo 15 e l’articolo 17 nella versione del Parlamento UE), riguardanti il primo la “link tax” (tassa sui link) e l’altro l’upload filter (un filtro sul caricamento dei contenuti).

=> Riforma Copyright: passa la link tax

In realtà le misure che vi erano contenute sono fondamentalmente state tolte. L’articolo 15 ora stabilisce che gli Stati membri debbano provvedere perché:

Gli autori delle opere incluse in una pubblicazione di carattere giornalistico ricevano una quota adeguata dei proventi percepiti dagli editori per l’utilizzo delle loro pubblicazioni di carattere giornalistico da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione.

E’ il caso dei contenuti editoriali veicolati da piattaforme online, come Google News. In questi casi andrebbero stipulati degli accordi bilaterali fra editori e aziende digitali. L’articolo 17 stabilisce invece che:

Un prestatore di servizi di condivisione di contenuti online deve pertanto ottenere un’autorizzazione dai titolari dei diritti.

Questo mediante una licenza. In assenza di quest’ultima per le piattaforme online si dovranno prendere la responsabilità della violazione, a meno di non poter dimostrare di aver compiuto i massimi sforzi per ottenere un’autorizzazione, o di aver agito tempestivamente per disabilitare l’accesso agli utenti indisciplinati o impedirne l’attività in futuro. Tuttavia la norma dovrebbe vedere coinvolte solo le aziende di grandi dimensioni, ovvero quelle con almeno 10 milioni di fatturato e comunque con più di tre anni di attività.

Entrata in vigore della direttiva

La direttiva (0593/2016) che adegua ai tempi moderni la regolamentazione sul copyright ferma a un testo del 2001, ora dovrà ricevere anche l’assenso formale del Consiglio dei Ministri UE perché diventi effettivamente definitiva ed entrerà in vigore due anni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale UE.