Sblocca Cantieri in dirittura d’arrivo: il decreto approda in Consiglio dei Ministri senza condono edilizio sulle irregolarità né liberalizzazione dei subappalti.
Il provvedimento (“Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali” prevede modifiche al Codice Appalti, disposizioni sulle procedure di affidamento in caso di crisi di impresa ed altre semplificazioni.
Secondo le prime bozze, il decreto era destinato a contenere una mini sanatoria su abusi edilizi antecedenti al 1977. Una misuracosì criticata che alla fine è stata eliminata. Nulla di fatto anche sul fronte subappalti: resta la soglia del 30% sull’importo dei lavori che può essere subappaltato ad una ditta diversa da quella vincitrice di gara. Sale invece a 350mila euro la soglia per l’affidamento di lavori con procedura negoziata.
=> PA e Appalti: le novità del 2019
Fra le altre misure del provvedimento: semplificazioni al Codice Appalti, anche con riferimento al ruolo dell’ANAC (anticorruzione), criterio del minor prezzo esteso ai contratti sotto soglia commissari straordinari nei cantieri ritenuti prioritari. Quest’ultimo è un punto delicato, il dibattito sembra ancora aperto sull’introduzione di un elenco di opere prioritarie.
=> Servizi per la PA: nuovo portale appalti
Nell’attesa del testo definitivo dl provvedimento, il dibattito è acceso anche fra le categorie professionali interessate.
Architetti e ingegneri esprimono apprezzamento per le semplificazioni ma critiche a diversi punti delle bozze. Egidio Comodo, presidente Fondazione Inarcassa, si oppone in particolare alla modifica dell’articolo 113 del Codice Appalti che permette di reintrodurre l’incentivo del 2% per attività di progettazione per i pubblici dipendenti.
un ulteriore e grave attacco alla dignità ed al lavoro degli architetti e ingegneri liberi professionisti che vivono esclusivamente di libera professione.
Altro punto a sfavore sarebbe il ruolo della Centrale Unica di Progettazione, «che rischia inevitabilmente non solo di restringere ulteriormente competenze e ruolo dei tecnici liberi professionisti, già in gravi difficoltà, ma anche di rallentare la macchina di esecuzione dei lavori pubblici».
Da parte di ingegneri e architetti c’è anche una richiesta di tipo fiscale, per l’estensione della flat tax anche alle strutture professionali associate.