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Valsabbina per le PMI: un modo nuovo di fare banca

di Barbara Weisz

Pubblicato 6 Marzo 2019
Aggiornato 22 Luglio 2020 17:03

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Prodotti per investimenti nelle PMI e strumenti per finanziare l'innovazione e la crescita: intervista a Paolo Gesa, Banca Valsabbina.

Strumenti finanziari innovativi per finanziare le imprese e l’innovazione, consulenza per l’ingresso in Borsa: una strategia che unisce il fintech con i classici servizi e prodotti, concentrandosi sulle PMI e rispondendo, in primis, al bisogno di raccogliere capitali con modelli alterativi rispetto ai tradizionali. Che, detto da un istituto di credito che nasce e si sviluppa intorno al concetto di vicinanza al territorio è impegnativo.

«Noi cerchiamo un modello nuovo per fare banca – racconta Paolo Gesa, responsabile divisione business di Banca Valsabbina -, anche per cercare di superare alcune limitazioni tipiche del settore del credito in Italia. Le PMI spesso dipendono unicamente dal canale bancario per i propri finanziamenti. Noi, pur essendo una banca, pensiamo che per il futuro sia importante che abbia accesso ad altri strumenti: e lo diciamo noi che continuiamo a fare credito anche in modo tradizionale».

Banca Valsabbina ha da tempo ampliato gli orizzonti rispetto al tradizionale territorio bresciano, oggi copre Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna (recente l’apertura a Bologna, entro fine anno arriverà anche Reggio Emilia). Nel 2019, previsto anche il debutto in Piemonte. Un istituto presente nel «cuore produttivo del Paese, dove ci sono le idee e le PMI».

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Come si finanziano le imprese in modo innovativo? La regola generale è utilizzare prodotti con basso assorbimento di capitale. «Ad esempio il Fondo Centrale di Garanzia, che consente di garantire prestiti fino all’80% dando modo alla banca di operare su territori nuovi, dove non conosce ancora bene il cliente. Fra l’altro, c’è in corso una riforma che dovrebbe ampliare la platea di aziende ammissibili».

Un altro strumento adatto alle PMI, sviluppato in partnership con il FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti), è un plafond da 50 mln di euro destinato alle imprese che fanno innovazione».

Dopo una fase di entusiasmo per gli incentivi Industria 4.0, spiega Gesa, «negli ultimi mesi vediamo un rallentamento della domanda», riferendosi alla situazione del Paese. «Il trend però non si è fermato ed è importante continuare a coinvolgere le imprese nel finanziare ricerca e sviluppo, fare innovazione, acquistare macchinari, non solo 4.0, ma che comunque portino innovazioni di processo importanti».

In generale, la mission della banca è quella di rappresentare una sorta di hub per l’azienda, che la aiuti a scegliere le migliori soluzioni di finanziamento, in base alla struttura d’impresa, alla finalità (espansione piuttosto che ammodernamento macchinari). Anche accompagnandola in un eventuale processo di quotazione in Borsa.

«Ad esempio, l’AIM è un mercato interessante per le PMI e adatto al nostro Paese. In rapporto al PIL, abbiamo una bassa capitalizzazione di Borsa, intorno al 33%. L’accesso delle imprese al mercato dei capitali è quindi un potenziale non sfruttato. Ed è un peccato: abbiamo imprese molto capaci, competitive, che con il giusto innesto di capitale avrebbero modo di fare il salto in avanti».

In genere, la leva finanziaria – secondo Gesa – andrebbe maggiormente valorizzata in ottica di crescita delle imprese, anche in termini di legislazione. E’ vero che il mercato può spaventare, ma offre anche a imprenditori lungimiranti capitali per realizzare progetti di lungo periodo».

E comunque, dalla filiera fintech non mancano le idee per gli investimenti nelle PMI. Ad esempio, i bond di sistema, di filiera. Sono strumenti un po’ sull’esempio degli Elite basket bond, promossi circa un anno fa. L’idea di partenza è molto semplice: promuovere con strumenti analoghi singole emittenti che facciano parte di una filiera, sperimentando così un nuovo modo di fare finanza. Mettere insieme più realtà significa raggiungere dimensioni interessanti per fondi o investitori istituzionali».

Consigli per il giusto approccio alla banca da parte di un’impresa in cerca di finanziamenti? Qui, torniamo alla tradizione: innanzitutto, la trasparenza paga sempre. Mettere tutto in chiaro consente di pianificare adeguatamente investimenti. «E’ sempre meglio dare più informazioni, ad esempio sui piani strategici, che facciano percepire alla banca come i singoli investimenti abbiano un ritorno in termini di creazione». In generale, le piccole imprese devono capire che la cultura finanziaria è un valore che paga.