Dopo l’apertura del primo ministro, Theresa May, sembra più concreta la possibilità che si riesca a raggiungere un accordo che eviti la cosiddetta hard Brexit, che porterebbe all’uscita del Regno Unito dall’Europa dopo marzo. Se non dovesse succedere il paese diventerà a tutti gli effetti extra europeo, con tutte le conseguenze del caso, anche in materia di import-export.
May ha confermato il primo voto sull’accordo (già previsto) entro il 12 marzo, annunciando un secondo voto sulla ipotesi di «no-deal» il 13 marzo ed un altro voto, il 14 marzo, sull’estensione dell’articolo 50, con un «breve, limitato rinvio» della data ufficiale di uscita.
Se non si dovesse trovare un’intesa, fra le prime conseguenze ci sarà quella sui prodotti sottoposti ad accisa come bevande alcoliche, vino e birra che, sottolinea l’Agenzia delle Dogane:
subiranno una repentina modifica delle formalità procedurali da adempiere per avviare e condurre a termine senza irregolarità i trasferimenti dei beni.
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Si tratta di una situazione che si verificherà esclusivamente nell’ipotesi no deal, quindi in mancanza di un accordo fra Regno Unito ed Europa. Nelle ultime ore, l’impressione è che il Governo britannico sia intenzionato a negoziare un’intesa per evitare la hard Brexit.
Ipotesi no deal: conseguenze
L’Agenzia delle Dogane sta nel frattempo producendo diversi materiali, per aiutare le imprese a prepararsi adeguatamente. Vediamo quali sarebbero le conseguenze sul commercio di prodotti sottoposti ad accise.
Esportazioni: al momento queste operazioni sono comunitarie, e prevedono che le merci vengano spedite presso un deposito fiscale o un destinatario registrato del Regno Unito, con l’emissione dell’e-AD (il documento amministrativo elettronico). In caso di Brexit, l’operazione diventerà invece equiparata a quelle verso paesi terzi, e bisognerà applicare il regime di esportazione con trasmissione della dichiarazione doganale da parte dell’operatore economico nazionale all’ufficio doganale di esportazione. I prodotti soggetti ad accisa circolerebbero con l’emissione dell’e-AD dal deposito fiscale nazionale fino al luogo dal quale lasceranno il territorio dell’Unione Europea. L’ufficio doganale provvederà ad emettere il visto uscita e la nota di esportazione.
Importazioni: attualmente i prodotti devono essere spediti da un deposito fiscale o da uno speditore registrato del Regno Unito con emissione di e-AD, l’operazione si conclude con la presa in consegna dei prodotti da parte dell’operatore nazionale e la presentazione della nota di ricevimento. L’eventuale post Brexit concretizzerebbe l’applicazione del regime doganale di immissione in libera pratica con presentazione della prescritta dichiarazione all’ufficio doganale di ingresso. Successivamente i prodotti circolerebbero in regime sospensivo da accisa dal luogo di immissione in libera pratica verso un deposito fiscale oppure un destinatario registrato, con emissione di e-AD ad opera di uno speditore registrato. L’operazione si concluderebbe con la presa in consegna da parte del destinatario nazionale.
La nota delle Dogane chiarisce anche quali sarebbero i cambiamenti in caso di prodotti spediti nel Regno Unito dopo l’immissione al consumo in Italia (che quindi anno già pagato l’accisa), e fornisce alcune disposizioni particolari per il settore del vino.