E’ il primo bilancio sull’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica quello contenuto nei dati dell’Agenzia delle Entrate relativi al primo mese e mezzo di applicazione: 228 milioni di fatture inviate da 2,3 milioni di soggetti, con gli invii di febbraio che hanno più che raddoppiato quelli del mese precedente. Il motivo: fino al 18 febbraio era possibile inviare al Sdi, sistema di interscambio, le fatture emesse nel mese precedente (gennaio) senza rischiare sanzioni.
Soddisfazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, e un sospiro di sollievo degli addetti ai lavori: i commercialisti danno atto del positivo esordio della fattura elettronica obbligatoria (avvenuto il primo gennaio 2019), pur continuando a sottolineare l’esigenza di un maggior dialogo con il Fisco e di nuove semplificazioni.
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Partiamo dai dati: al 31 gennaio erano circa 100 milioni le fatture inviate da parte di un milione e mezzo di operatori, mentre al 18 febbraio gli inviti sono più che raddoppiati, come detto, toccando quota 228 milioni (da parte di 2,3 milioni di soggetti). Il 4,43% degli invii non è andato a buon fine per errori nella compilazione, come indicazione di partita Iva errata, codice destinatario errato, fattura duplicata, errore nell’estensione del file, due o più fatture con lo stesso nome.
Lombardia prima in classifica per numero di fatture trasmesse, con oltre 80 milioni di invii (81.180.119), seguita dal Lazio (51.235.686 invii), e dall’Emilia-Romagna (13.524.740). Tra le regioni del Nord bene anche Veneto e Piemonte. L’Italia centrale vede la Toscana superare la soglia di 8 milioni di fatture inviate, seguita dalle Marche e dall’Umbria. Al Sud la Campania fa registrare quasi 7 milioni di invii, la Sicilia e la Puglia superano i 4 mln.
Per quanto riguarda i servizi che l’Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione degli utenti, sono state rilasciate 7 milioni di deleghe per il sistema Fatture e corrispettivi, 3,6 milioni di registrazioni dell’indirizzo telematico (che consente agli utenti di registrare l’indirizzo PEC o il codice destinatario di sette cifre al quale lo Sdi indirizza in maniera automatica tutte le fatture elettroniche), 3,3 milioni di richieste di generazione del QR code da mostrare al fornitore tramite smartphone, tablet o su carta, per consentirgli di acquisire in automatico i dati del cliente.
La classifica per settori vede in testa il commercio, con 55 milioni 750mila 194 invii. Nel settore delle manifatture sono oltre 20 milioni le fatture trasmesse (20.236.052), mentre superano la soglia dei 10 milioni i file inviati da parte di attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese e toccano quota 7,7 milioni quelli inviati nel settore del trasporto e magazzinaggio.
L’Associazione Italiana Dottori Commercialisti (AIDC), sottolinea «il positivo operato dell’Agenzia delle Entrate, del suo braccio informatico Sogei, e del MEF, ma chiede maggiore dialogo e ulteriori migliorie sul piano tecnico e giuridico».
Il «paventato caos che avrebbe dovuto portare con sé l’introduzione della fatturazione elettronica», rilevano i commercialisti, «è stato smentito dai fatti», anche a testimonianza del ruolo determinante della categoria «nell’introduzione di un nuovo adempimento, tecnicamente complesso, che ha richiesto investimenti di tempo e denaro, oltre che una serrata attività di formazione verso gli imprenditori che si affidano a noi».
Ma, prosegue l’AIDC, «è innegabile che molte sono le cose ancora da perfezionare, sia sul lato tecnico che su quello giuridico», introducendo «semplificazioni e premialità». A tal fine viene ribadita «la necessità di un dialogo concreto, serio, permanente e fattivo con le istituzioni e le rappresentanze dei Dottori Commercialisti».