Protestano gli esodati, non inseriti nel decreto di riforma pensioni approvato dal Governo lo scorso 17 gennaio. Lo segnala il comitato Esodati Licenziati e Cessati, riferendosi agli impegni assunti a margine dell’incontro dello scorso ottobre al ministero del Lavoro:
Dobbiamo constatare che né in Legge di Bilancio né tanto meno nel Decreto previdenziale attualmente in iter esiste traccia.
Si tratta, secondo i calcoli del sopra citato comitato, di 6mila lavoratori rimasti fuori dai precedenti provvedimenti di salvaguardia.
Anche diverse altre associazioni rappresentative di lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione dopo la riforma pensioni 2011 lamentano la mancanza di soluzioni specifiche.
Il blocco degli scatti per la pensione anticipata e la stessa quota 100 potrebbero fungere da soluzione per alcuni esodati ma solo in pochi casi, visto che i requisiti contributivi sono troppo elevati (in media, le esodate hanno circa 30 anni di contributi).
La differenza con i provvedimenti di salvaguardia riguarda anche la natura della pensione a cui viene riconosciuto l’accesso: le salvaguardie consentono agli esodati di andare in pensione con le vecchie regole, prendendo quindi un assegno pieno. Le nuove formule, come ad esempio l’Opzione Donna, possono comportare una riduzione dell’assegno. E comunque, anche in questo caso, difficilmente si raggiunge il requisito contributivo dei 35 anni.
Dunque? La richiesta dei comitati di esodati è quella di approvare un nuovo provvedimento ad hoc (nona salvaguardia), che tuteli tutte le situazioni rimaste fino ad ora senza risposta.