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Reddito di cittadinanza, nessun tetto ai rinnovi

di Barbara Weisz

Pubblicato 10 Gennaio 2019
Aggiornato 11 Gennaio 2019 11:06

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Reddito di cittadinanza per 18 mesi continuativi, pausa di un mese per ciascun rinnovo senza apparenti limiti al loro numero: l'assegno può essere percepito per sempre?

In base alla prima bozza del decreto che dovrà istituire il reddito di cittadinanza, il sussidio è pensato come una sorta di stipendio minimo garantito che può proseguire fin quando sussistono i requisiti senza limiti di tempo. Questo, contrariamente ad altri ammortizzatori sociali, come la Naspi o la cassa integrazione.

Detto ciò, ricordiamo che però  il norma è ancora al centro di un vivo dibattito interno al Governo, con il testo finale che potrebbe presentare cambiamenti anche rilevanti rispetto a quello attuale. Non a caso è stata rimandata la presentazione del provvedimento.

Decreto pensioni e reddito cittadinanza: => leggi la bozza

Durata e rinnovi

Analizzando la prima stesura della decreto, i paletti, anche temporali sarebbero semplicemente i 18 mesi continuativi di durata del reddito di cittadinanza ed il mese che deve intercorrere prima di “ciascun rinnovo”. Nel testo ( comma 6 dell’articolo 3) non si trovano limiti al numero dei rinnovi.

L’attuale formulazione del RdC prevede solo che il sussidio sia riconosciuto per il periodo durante il quale il beneficiario si trova in una delle condizioni previste (di reddito, residenza e disponibilità al lavoro). Ed il fatto che la legge indichi un mese di sospensione prima di “ciascun rinnovo” fa ritenere che non ci sia un limite al loro numero.

Requisiti e condizioni

In estrema sintesi, hanno diritto al sussidio i cittadini italiani o di paesi Ue, familiari di un titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, cittadini di paesi che hanno sottoscritto convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, cittadini di paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo. In tutti i casi, ci vuole la residenza in Italia negli ultimi dieci anni.

Ci sono poi specifici requisiti di reddito: 9mila 360 euro di ISEE, con un tetto a 30mila euro di patrimonio immobiliare (esclusa la prima casa) e a 6mila euro di patrimonio mobiliare, più 2mila euro per ogni componente maggiorenne successivo al primo fino a un tetto di 10mila euro. Si possono aggiungere anche mille euro per ogni figlio successivo al secondo e 5mila euro per ogni componente con disabilità. C’è poi una soglia di reddito familiare che si calcola moltiplicando 6 mila euro per una scala di equivalenza che cambia a seconda del numero dei componenti (fino a un valore massimo di 2,1).

Oltre a questi requisiti, c’è il punto relativo al patto per il lavoro e per l’inclusione sociale. Le regole sono articolate e le approfondiremo nei prossimi giorni. Il punto fondamentale è che il beneficiario deve accettare almeno una di tre offerte di lavoro congrue (ci sono precisi riferimenti per misurare la congruità) entro i primi 12 mesi. Se non ne arrivano, si deve accettare la prima offerta congrua che arriva scaduti i 12 mesi. Solo la mancata accettazione, o la perdita di uno degli altri requisiti previsti, comporta la cessazione del reddito di cittadinanza.

Viceversa, fin quando tutte le condizioni continuano a sussistere, a quanto pare sono sempre possibili i rinnovi e non perde mai il diritto all’assegno. Ad esempio, se non riceve un’offerta di lavoro congrua. E se perde anche quel lavoro, dopo aver ottenuto un nuovo RdC può continuare a percepirlo senza accettare offerte di lavoro.

Ricordiamo che il reddito di cittadinanza è pari a 500 euro al mese, a cui si aggiunge una “quota affitto”, pari al costo della locazione, fino a un massimo di 280 euro, per cui l’assegno può arrivare a 780 euro al mese.