Il mondo del lavoro ricerca professionalità, soprattutto nel digitale, che non si trovano. E c’è una sfida nella sfida che riguarda in particolare le giovani donne, che proprio nelle materie maggiormente ricercate, le famose STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) sono meno rappresentate.
E proprio alle giovani donne si rivolge l’associazione Young Women Network, con un programma che si sviluppa attraverso tre direttrici: networking professionale, training e mentoring. Ne abbiamo parlato con Martina Rogato, che presiede l’associazione, a margine di Campus Party Connect, la cinque giorni di alternanza scuola lavoro dedicata a 500 studenti degli ultimi tre anni delle superiori organizzata con il supporto di Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi al MIND – Milano Innovation District dal 17 al 21 dicembre.
Il punto fondamentale è che, nell’attuale mondo del lavoro, «non possiamo prescindere dal digitale. I dati indicano che fra il 60 e il 70% delle professioni verranno digitalizzate. E già oggi le aziende non riescono a trovare professionisti con abilità digitali da assumere. Quindi, da una parte si aprono nuove prospettive, dall’altra non ci sono professionisti del settore. Anche per questo era fondamentale essere a Campus Party Connect, ottima occasione per invitare i ragazzi a prepararsi su queste professioni».
Ma l’importanza di una formazione digitale non riguarda solo le professioni ad alto contenuto tecnologico, e anche questo è un messaggio importante da dare ai ragazzi. «Anche chi vuole diventare una stilista, un critico d’arte, ha bisogno di digital skill. Sono utili per fare marketing personale, digital branding. Anche il piccolo negozio della provincia può farsi conoscere se apre un blog, un sito internet, una pagina Facebook o Instagram».
Il digitale è una competenza trasversale che bisogna acquisire, per qualsiasi tipo di lavoro.
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Per quanto riguarda in particolare le donne, come detto c’è una sfida in più, determinata dal gender gap esistente nel mercato del lavoro, particolarmente evidente in Italia. «Abbiamo pensato a Young Women Network rilevando che non esistevano in Italia associazioni dedicate alle giovani donne.
Ci sono alcune aziende illuminate che fanno formazione ai dipendenti, soprattutto su abilità soft (come la comunicazione efficace, la gestione dello stress o delle relazioni conflittuali, il parlare in pubblico). Ma nella maggior parte dei casi, sono attività formative dedicate a posizioni apicali. E’ difficile che coinvolgano donne di 25-30 anni». Le quali devono quindi rivolgerai al privato per acquisire queste competenze, ma spesso i corsi costano tanto.
E ancora: «non ci sono molti luoghi fisici e virtuali per fare networking professionale fra pari». Young Women Network si propone di fare empowerment alle giovani donne tramite tre direttrici: networking professionale, training sulle soft skill, mentoring. «Nel prossimo mese di gennaio 2019 apriamo le candidature per partecipare a un nuovo progetto di mentoring». Il programma prevede che a ogni socia venga affidato un mentore di esperienza, con uno scarto professionale di almeno 12 anni. Una figura super partes per accompagnare la giovane donna nello sviluppo della propria professionalità. Ci si incontra una volta al mese». Il programma è nato nel 2016, quindi quella dell’anno prossimo sarà la quarta edizione. «In base alla nostra esperienza, si stabiliscono relazioni importanti, che poi restano anche dopo la fine del programma di mentoring».
In generale, l’associazione si propone di giocare un ruolo fondamentale anche sul fronte del gender gap nel mondo del lavoro, partendo dal combattere gli stereotipi culturali. La situazione è la seguente: le aziende spesso non riescono a trovare donne per le professioni del digitale. C’è un problema culturale, perché già verso le elementari si forma lo stereotipo per cui la ragazza è meno brava nelle materie scientifiche. Per organizzazione come la nostra è una grande sfida: come ci stiamo indignando per il rosa (e ci dovremmo indignare anche per il diritto al rosa dei bambini), dobbiamo insistere anche su questo».
Dunque, un’opera di sensibilizzazione che riguardi le famiglie e la Scuola nei confronti dei giovani, ma non solo. C’è un problema molto più immediato, «rappresentato da un mercato di 30enni che non sono formati adeguatamente per le esigenze del mercato». E qui un ruolo importante lo giocano anche le aziende, che devono fare più formazione, rileva Rogato.
Chiudiamo con una nota positiva: «la domanda nel mondo del lavoro c’è, e anzi il trend delle professioni digitali è crescente». Quindi, è utile muoversi in questa direzione.