Guida alla malattia per lavoratori in trasferta

di Barbara Weisz

7 Dicembre 2018 11:58

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Resta l'obbligo di certificato medico e di fasce di reperibilità, se il lavoratore è in un paese Ue deve solo inviare il certificato medico, procedure diverse negli altri paesi: tutte le regole.

Se durante un periodo di lavoro all’estero il lavoratore si ammala ha diritto alla tutela INPS in base alle leggi italiane: per ricevere l’indennità di malattia, è necessario seguire una specifica procedura, che l’istituto previdenziale chiarisce nel dettaglio pubblicando una specifica guida. In tutti i casi, bisogna presentare una certificazione medica. Ci sono poi regole che cambiano a seconda del paese in cui si trova il lavoratore.

=> Guida INPS alla malattia sul lavoro all’estero

Partiamo dalle regole generali, che quindi valgono per tutti i paesi. Il certificato medico, che bisogna obbligatoriamente presentare, viene rilasciato in base alla regole del paese in cui ci si trova, e deve anche contenere tutti i dati previsti dalle norme italiane, quindi intestazione, dati anagrafici, prognosi, diagnosi di incapacità al lavoro, indirizzo di reperibilità, data, timbro e firma del medico.

Altra precisazione importante: esattamente come succede in Italia, il lavoratore che si mette in malattia deve rispettare le fasce di reperibilità per l’eventuale visita medica di controllo. Ci sono poi diverse modalità per procedura e invio, che cambiano a seconda dei paesi.

Se il lavoratore in malattia si trova in un paese dell’Unione Europea, i riferimenti normativi sono il Regolamento 883 del 2004 e il Regolamento di applicazione 987 del 2009. La prima cosa da fare è rivolgersi al medico, nel primo giorno di malattia. Quindi, si spedisce il certificato medico all’INPS entro i successivi due giorni: la sede competente dipende dalla propria residenza in Italia. Entro lo stesso termine, si trasmette al datore di lavoro l’attestato di malattia, che non contiene la diagnosi. Se il giorno di scadenza è festivo, il termine slitta al primo giorno lavorativo successivo. Quindi, ad esempio, se il certificato viene emesso dal medico il venerdì, la trasmissione all’INPS e al datore di lavoro può avvenire fino al lunedì successivo.

Attenzione: è necessario inviare l’originale cartaceo. Ai fini del rispetto del termine, però, è possibile anticiparlo via fax, o posta elettronica. Il certificato non deve essere necessariamente tradotto in italiano, si può inviare nella lingua del paese in cui ci si trova. Nel caso in cui la legislazione del paese UE in cui il lavoratore si trova non preveda che il medico debba fare il certificato, siccome bisogna in ogni caso produrre un documento da inviare all’INPS, bisogna rivolgersi all’istituzione previdenziale locale, che provvederà a rilasciare il certificato di malattia e a trasmetterlo all’istituto italiano.

Anche se ci si trova in un paese extra UE bisogna farsi rilasciare un certificato e inviarlo al’INPS e al datore di lavoro, con le stesse modalità e negli stessi termini sopra descritti. Qui però c’è una distinzione da fare, fra paesi che hanno accordi o meno convenzioni di sicurezza sociale con l’Italia. Nel primo caso, il certificato medico che viene emesso in loco ha valore legale in Italia. Nel secondo caso, bisogna provvedere alla legalizzazione del certificato medico.

I paesi che hanno convenzione con l’Italia sono: Argentina, Bosnia-Erzegovina, Brasile, Jersey e Isole del Canale, Macedonia, Montenegro, Principato di Monaco, Repubblica di San Marino, Serbia, Tunisia, Uruguay, Venezuela.

In paesi extra Ue diversi da quelli sopra elencati, bisogna portare il certificato originale al consolato o alla rappresentanza diplomatica italiana esistente, per farlo legalizzare.

Attenzione: la firma del traduttore abilitato o di conformità della traduzione non rappresentano una legalizzazione, che invece deve avvenire attraverso un tmbro o altro strumento che attesti la validità del documento ai fini certificativi. Fino a questo momento, non si può avere la prestazione. Una volta legalizzato, il certificato medico va spedito all’INPS, con le stesse modalità previste per i paesi Ue. Il certificato medico deve riportare tutti i dati previsti in Italia. Se il lavoratore rientrare in Italia prima di aver legalizzato il certificato, può portarlo direttamente all’INPS che provvederà all’operazione (non deve però essere trascorso il termine di prescrizione annuale).

Infine, ci sono alcuni paesi in cui è possibile effettuare una sorta di procedura semplificata di legalizzazione, l’Apostille, che garantisce veridicità della firma, qualità del firmatario autenticità del sigillo o timbro.  Si tratta dei paesi aderenti alla Convenzione dell’Aja, ovvero: Albania, Andorra, Antigua e Barbuda, Armenia, Australia, Azerbaijan, Bahamas, Bahrain, Barbados, Belize, Bielorussia, Bolivia, Botswana, Brunei, Burundi, Capo Verde, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Dominica, Ecuador, El Salvador, Estonia, Eswatini, Federazione Russa, Fiji, Filippine, Georgia, Giappone, Grenada, Guatemala, Guyana, Honduras, India, Isole Cook, Isole Marshall, Israele, Kazakhistan, Kosovo, Kyrgyzstan, Lesotho, Liberia, Malawi, Marocco, Mauritius, Messico, Moldova, Mongolia, Namibia, Nicaragua, Niue, Nuova Zelanda, Oman, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica di Corea, Repubblica Dominicana, Saint Christopher e Nevis, Samoa, San Vincenzo e Grenadine, Santa Lucia, Sant’Elena, Sao Tomé e Principe, Seychelles, Stati Uniti d’America, Suriname, Sudafrica, Tajikistan, Tonga, Trinidad e Tobago, Turchia, Ucraina, Uzbekistan, Vanuatu.

Riassumiamo in tabella tutte le ipotesi fin qui descritte in materia di validità del certificato medico.

 Certificato medico valido  Certificato medico con l’Apostille
Paesi UE Albania
Argentina Andorra
Bosnia-Erzegovina Antigua e Barbuda
Brasile Armenia
Jersey e Isole del Canale Australia
Macedonia Azerbaijan
Montenegro Bahamas
Principato di Monaco Bahrain
Repubblica di San Marino Barbados
Serbia Belize
Tunisia Bielorussia
Uruguay Bolivia
Venezuela Botswana
Brunei
Burundi
Capo Verde
Cile
Cina
Colombia
Costa Rica
Dominica
Ecuador
El Salvador
Estonia
Eswatini
Federazione
Russa
Fiji
Filippine
Georgia
Giappone
Grenada
Guatemala
Guyana
Honduras
India
Isole Cook
Isole Marshall
Israele
Kazakhistan,
Kosovo
Kyrgyzstan
Lesotho
Liberia
Malawi
Marocco
Mauritius
Messico
Moldova
Mongolia
Namibia
Nicaragua
Niue
Nuova Zelanda
Oman
Panama
Paraguay
Perù
Repubblica di Corea
Repubblica Dominicana
Saint Christopher e Nevis
Samoa
San Vincenzo e Grenadine
Santa Lucia
Sant’Elena
Sao Tomé e Principe
Seychelles
Stati Uniti d’America
Suriname
Sudafrica
Tajikistan
Tonga
Trinidad e Tobago
Turchia
Ucraina
Uzbekistan
Vanuatu

Nel caso in cui invece il lavoratore si debba recare all’estero mentre è in malattia, deve effettuare comunicazione all’INPS, che eventualmente può prevedere una visita medica per verificare che lo spostamento non comporti rischi di aggravamento. Attenzione: senza la comunicazione all’INPS, il lavoratore che si sposta all’estero mentre è in malattia perde la copertura previdenziale. Se il trasferimento è in un paese fuori dall’Unione Europa, l’INPS verifica anche che siano possibili cure adeguate, e rilasciare un’apposita certificazione. Bisogna sempre comunicare all’istituto il proprio indirizzo estero, per rendere possibili eventuali visite di controllo.