L’ora x scatta mercoledì 21 novembre, quando la Commissione Europea pubblicherà le proprie valutazioni sulle manovre di Bilancio degli Stati Membri: nel caso in cui fosse confermato il parere negativo anticipato con le lettere delle scorse settimane inviate al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, si aprirebbe la strada per una procedura di infrazione. Nell’attesa di capire quale scenario si apre per l’Italia, vediamo quali sono le tappe della vicenda.
Il documento del 21 novembre (che riguarderà tutti gli Stati membri), in realtà, dovrebbe contenere solo il parere sulla Legge di Bilancio. Il “verdetto” vero e proprio non può arrivare prima che la legge finanziaria sia approvata, quindi è rinviato al 2019. Il parere, però, potrebbe contenere un nuovo avvertimento all’Italia, che di fatto rappresenterebbe una bocciatura definitiva, anticipando l’intenzione di aprire la procedura di infrazione.
Nel frattempo, ci sono margini di trattativa, sia in sede di approvazione della manovra in Parlamento (potrebbero essere inseriti dei correttivi che vadano incontro alle richieste di Bruxelles), sia sul fronte dei negoziati fra Governo Italiano ed esecutivo comunitario.
Fino ad oggi, lo ricordiamo, il Governo ha sempre difeso l’impianto della manovra confermando le stime, in particolare il deficit al 2,4% per il 2019 e il PIL all’1,5%. Si tratta, fondamentalmente, dei due “numeri” contestati da Bruxelles. Ricordiamo che una prima mediazione c’è stata, sul fronte del deficit (inizialmente il 2,4% era per tre anni, poi è stato previsto per il solo 2019, abbassando le stime al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021). La stima di PIL 2019, invece, è rimasta all’1,5%, dato che l’Europa ritiene eccessivamente ottimistico.
Il ministro Tria nella missiva di risposta a Bruxelles sottolinea l’esigenza primaria di rilanciare la crescita e affrontare le difficoltà sociali prodotte dalla crisi economica, e spiega che la manovra «grazie all’espansione fiscale, alle riforme introdotte, al rilancio degli investimenti, e alla riduzione del cario fiscale sulle piccole e medie imprese» consentirà di raggiungere «un tasso di crescita superiore a quello tendenziale».
Si tratta di argomentazioni che lo stesso ministero aveva già utilizzato nella precedente risposta alla missiva di Bruxelles di inizio ottobre (in seguito all’approvazione del Def), e che non hanno risparmiato la seconda lettera spedita all’Italia (dopo l’approvazione della manovra economica di metà ottobre). Bisogna quindi capire che ulteriori margini di negoziato ci sono per evitare una procedura di infrazione che sembra molto probabile. Fra le ipotesi, quella di inserire nuove clausole di salvaguardia che mettano al sicuro i conti (in questo modo, non ci sarebbe bisogno di rivedere le stime sopra riportate).