Colpo di scena: la Corte di Giustizia Ue ha ribaltato le precedenti decisioni di commissione e tribunale comunitario, stabilendo che gli enti non commerciali (Chiesa cattolica in primis) avrebbero dovuto pagare l’ICI sugli immobili. Attenzione: parliamo di ICI e non di IMU. La sentenza si riferisce infatti alle annualità 2008-2012. In pratica, è stata ritenuta illegittima l’esenzione per gli enti senza scopo di lucro così come applicata ai tempi della normativa ICI. Con l’introduzione dell’IMU, invece, la corretta differenziazione, fra enti commerciali e non, ha “corretto l’errore”.
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L’esenzione ICI, che dal 2006 al 2012 ha riguardato tutti gli immobili degli enti non commerciali (indipendentemente dalla destinazione d’uso del singolo immobile, a scopo commerciale o meno), è stata considerata come un illegittimo aiuto di Stato. Il ricorso è stato promosso dalla “concorrenza”, che si riteneva danneggiata, nello specifico la scuola elementare Montessori di Roma, che si è opposta a una precedente sentenza del Tribunale Ue del 2016; secondo quel pronunciamento era impossibile recuperare il dovuto per mancanza di dati catastali attendibili. La Corte di Giustizia ha ribaltato la sentenza ritenendo l’ostacolo tecnico non sufficiente per annullare il recupero d’imposta, anche parziale.
In base alla sentenza, la sola Chiesa cattolica deve ora restituire qualcosa come un miliardo per ciascuna delle annualità. Dunque, la Commissione Ue e lo Stato italiano dovrebbero stabilire le modalità per recuperare l’ICI arretrata, non solo dalla Chiesa ma da tutti gli altri enti non commerciali. L’impresa non sarà certo agevole. L’ANCI, associazione dei comuni d’Italia, ha già fatto sapere che le amministrazione locali non sono in grado di recuperare direttamente il dovuto.
«Questa sentenza riguarda esenzioni che hanno operato tra il 2007 e il 2011 e non interferisce su ciò che è accaduto dopo il 2012» sottolinea Guido Castelli, delegato ANCI per il Fisco locale, che esemplifica: la sentenza «non produce la possibilità che nella mia città io possa pretendere da una Onlus che ha gestito una casa di riposo in forma commerciale risorse non corrisposte dal 2007 al 2011».
Per questo, Parlamento e Governo debbono varare una norma che regoli il recupero di queste risorse, perché la sentenza non opera in maniera diretta e immediata.