La digitalizzazione comporta indubbi vantaggi competitivi alle imprese ma anche potenziali rischi: essere “connessi” significa anche esporsi al cybercrime. In realtà, chi propone sistemi antivirus e software di protezione incontra soprattutto un ostacolo culturale. Ce lo ha spiegato Giulio Vada, country manager per l’Italia di G Data, intervistato da PMI.it durante Smau Milano 2018.
Le imprese devono per prima cosa avere piena consapevolezza dei nuovi rischi, per attrezzarsi in modo adeguate a gestire il nuovo scenario. Il tema della compliance legislativa aiuta: le imprese stanno finalmente destinando budget alla sicurezza e alla privacy.
L’esigenza di adeguarsi alle novità normative (GDPR in testa) rappresenta un volano molto importante. La crescita, trainata anche da incentivi fiscali (voucher digitalizzazione, investimenti Industria 4.0), riguarda soprattutto software e servizi. In realtà, da quanto ci racconta Vada, si stenta a cogliere i primi frutti: forse anche a causa del la confusione legislativa, il mercato è stato più prudente del previsto. Le PMI hanno iniziato ad adeguarsi nel 33% dei casi. La maggioranza deve ancora investire nel settore. C’è poca preparazione di fondo, dovuta a una serie di fattori:
si tratta di aziende che non hanno una specifica funzione IT o hanno poche risorse. Spesso parliamo direttamente con l’imprenditore, le HR o il reparto amministrativo.
Il punto è che spesso queste imprese non si sentono chiamate in causa, non hanno piena consapevolezza delle nuove sfide che devono affrontare. Non a caso, alle PMI, G Data si rivolge alle piccole e medie imprese facendo anche formazione:
cerchiamo di promuovere la cultura della sicurezza informatica, la consapevolezza dei nuovi rischi.
Particolari difficoltà si rilevano ad esempio nel manifatturiero, dove le piccole imprese, anche di respiro internazionale, non ritengono di essere un potenziale bersaglio di attacchi informatici. Si pensa: «siamo in Italia, non siamo oggetto di cybercrime. In realtà bisogna rendersi conto che la sicurezza è diventata mainstream. Anzi:
in Italia siamo talmente arretrati che ci utilizzano come trampolino di lancio per testare gli attacchi.
«Quando andiamo nelle imprese, spesso ci rendiamo conto che hanno subito attacchi e non lo sanno. Magari hanno avuto danni per interruzione di servizio, perdita di dati o addirittura spionaggio vero e proprio». Non solo: «tendono ancora a vedere l’IT e il tema della sicurezza come una mera voce di costo, e di solito demandano tutto a un fornitore, che vende sia hardware che software».
Manca in primis la consapevolezza che l’IT è un driver strategico per la crescita aziendale, anche nella competizione internazionale. Assodato che, tuttavia, l’evoluzione tecnologica porta a un drastico aumento dei crimini informatici, «perché aumenta la superficie dell’azienda esposta verso il mondo esterno». «Un’impresa manifatturiera non è in alcun modo abituata a ritenere i suoi impianti esposti a rischi di questo tipo, invece oggi si trova spesso connessa con il resto del mondo».
La nuova normativa in materia di Privacy ha impresso una spinta a investire in sicurezza. G Data si rivolge alle PMI direttamente e attraverso una rete di partner IT, puntando su un preciso vantaggio competitivo.
Siamo la filiale italiana di una multinazionale tedesca, una realtà europea con cuore italiano: al GDPR, per esempio, siamo pronti da almeno due anni.
«G Data limita l’accesso alle proprie soluzione a terze parti (agenzie di stato). Una policy molto stringente ci rende alternativi ai grandi blocchi (Usa e Russia). E la presenza in Italia ci consente di investire sulla prossimità al cliente per dare maggior velocità di risposta».
Nello specifico, G Data propone soluzioni software per la protezione di dati e infrastrutture tecnologiche, dispositivi aziendali (server, pc), reti, device mobili come smarphone e tablet. Offriamo alle PMI una soluzione integrata che offre diversi servizi di security:
Con un unico acquisto, ci si porta a casa quel che serve per rispondere a gran parte delle proprie necessità.
Ci sono poi i servizi per i partner, perché possano offrire un valore aggiunto al cliente: help desk, consulenza, formazione dei tecnici, formazione utenti finali, assessment.